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Popolare di Vicenza, a rischio anche i soldi degli azionisti risarciti


Il commissario liquidatore potrebbe decidere di esercitare la revocatoria fallimentare e rendere inefficaci le operazioni fatte dalla Banca negli ultimi sei mesi. L'avvocato: "Solitamente le procedure fanno ricorso a questo istituto per recuperare soldi da destinare alla platea dei creditori"


Redazione


Con la messa in liquidazione coatta amministrativa della Popolare di Vicenza nessuno può dormire sonni tranquilli. Proprio nessuno, nemmeno le migliaia di azionisti che hanno aderito all'offerta transattiva e così facendo hanno recuperato qualche briciola dei soldi investiti nelle azioni. Il poco tornato indietro – 9 euro per ogni azione pagata 62,50 – non è al sicuro perché il commissario liquidatore potrebbe decidere di esercitare la revocatoria fallimentare e rendere inefficaci le operazioni fatte dall'istituto vicentino nei sei mesi precedenti alla liquidazione coatta amministrativa. Non si tratta di un percorso obbligato, sia chiaro, ma se il commissario liquidatore dovesse decidere di far leva sull'istituto della revocatoria fallimentare, significherebbe, per gli azionisti risarciti, restituire quanto appena incassato. Migliaia in tutta Italia i clienti della BpVi che, accettando il risarcimento (contropartita la rinuncia a far valere le proprie ragioni in tribunale) hanno creduto di chiudere la questione una volta per tutte. Non è così, almeno fin quando non sarà chiaro quale strada imboccherà il commissario liquidatore. A rischio, in caso di ricorso alla revocatoria, sarebbero anche i poco più di tre milioni, a fronte di un investimento di circa 22, recuperati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Prato, entrata nella classifica dei venti azionisti che hanno perso di più.
“La revocatoria fallimentare – spiega l'avvocato Luca D'Alessandro Pilacci che assiste diversi azionisti pratesi – consentirebbe alla procedura di recuperare denari e dunque accrescere l'attivo a disposizione per soddisfare la platea di creditori che 'battono cassa'. E' un istituto a cui, solitamente, le procedure fanno ricorso. Se ciò avvenisse, gli azionisti potrebbero opporsi ma si tratterebbe di iter complessi. Oltre al danno, la beffa. Per quanto riguarda quegli azionisti che invece non hanno accettato l'offerta della banca preferendo proseguire la battaglia legale oppure sono semplicemente rimasti in attesa degli eventi, la via è quella della istanza per insinuarsi nella procedura di liquidazione, confidando nell'ammissione al passivo. In caso di rigetto della domanda, è possibile opporsi. In ogni caso non tutto è perduto: c'è ancora la possibilità di rientrare in possesso di una parte dell'investimento”.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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