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Polemiche sul Pecci, Bini Smaghi: “Museo più costoso e con meno visitatori della sua categoria”


Il presidente della Fondazione durante l'audizione in commissione Controllo e garanzia rinnova le accuse alla ex direttrice: "Non ha rispettato la parola data". Ricostruita la vicenda che ha portato alla rimozione, dai consiglieri accuse di leggerezza al Cda


Redazione


"Il museo Pecci, tra quelli della sua categoria, è quello più costoso e con meno visitatori. Nessuno ci viene ed è la bella addormentata dell'arte contemporanea italiana". Non ha usato certo il fioretto Lorenzo Bini Smaghi, presidente del Cda della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana, in apertura della sua audizione di stamani, 29 ottobre,  in commissione 6 Controllo e garanzia del Comune. 
Convocato dal presidente Leonardo Soldi, Bini Smaghi ha ricostruito i passaggi che hanno portato al "pasticciaccio brutto" della rimozione della direttrice Cristiana Perrella, che – come hanno sottolineato molti dei consiglieri intervenuti – ha finito per gettare ulteriore discredito su un'istituzione che già non gode di buona salute, come dimostra la lettera aperta di un'ottantina di intellettuali diffusa ieri a sostegno della ex direttrice.
Bini Smaghi ha quindi ribadito quanto già detto in alcune interviste, vale a dire che con Perrella c'era un tacito accordo a rinnovare per tre anni il suo contratton con la stessa direttrice che in cambio a ottobre avrebbe rassegnato le dimissioni con sei mesi di preavviso. "Una richiesta arrivata dalla Perrella – ha spiegato Bini Smaghi – che si sarebbe così garantita un'uscita dignitosa, lasciando al museo il tempo necessario a trovare un sostituto".
Alla fine, però, qualcosa non è andato per il verso giusto: "Perrella – accusa Bini Smaghi – non ha rispettato i patti. Anzi, pochi giorni prima ha chiesto al Cda una compensazione in denaro per una presunta fuga di notizie che in realtà non c'è mai stata. A quel punto è venuta meno la fiducia nei suoi confronti e la revoca dell'incarico è stata la logica conseguenza".
Una scelta, come sottolineato dall'assessore Simone Mangani, anche lui presente all'audizione, condivisa in toto dall'amministrazione comunale.
Sul perché Perrella non era ritenuta adatta a guidare ancora il Pecci, Bini Smaghi non ha fatto sconti: "Il museo ha bisogno di un cambio di passo che la direttrice non è stata in grado di dare – ha detto -. In questi due anni ci siamo riuniti ben 17 volte senza ottenere le risposte che avevamo chiesto sia in termini di programmazione dell'attività sia in termini di raccolta fondi dai privati". E sulle mostre già annunciate: "Non abbiamo trovato nessun contratto firmato – aggiunge -. In altre parole queste mostre non esistono e sono frutto di un processo organizzativo medievale".
Tra i consiglieri in molti hanno sottolineato la "leggerezza" nel comportamento del Cda, chiedendo soprattutto lumi sul perché rinnovare, seppure con la clausola delle dimissioni, un contratto oneroso (80mila euro l'anno più 16mila di bonus) a una direttrice ritenuta inadeguata. E la Lega, con il consigliere Marco Curcio, si è spinta a chiedere le dimissioni dello stesso Bini Smaghi.
Intanto, tornando alla vicenda direttore, si è messa in moto la macchina per la scelta del sostituto di Perrella, affidata ad una società londinese che sta vagliando profili non solo in Italia. 
 
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