Ci sarebbe una traccia concreta nelle indagini per il brutale omicidio di
Leonardo Lo Cascio, il pratese di 38 anni ucciso ieri sera 30 marzo nel piazzale Falcone e Borsellino, proprio davanti al tribunale. Una telecamera di sicurezza, che si trova a poche decine di metri dal luogo dell'omicidio, nell'area di un distributore, avrebbe immortalato una persona in fuga, che si stava spogliando del giubbotto, evidentemente sporco di sangue. L'orario è compatibile con i tempi del brutale assassinio, collocato intorno alle 21.30.
Su questa immagine stanno lavorando i carabinieri del Nucleo investigativo coordinati dal pm
Egidio Celano. La persona inquadrata potrebbe essere un nordafricano e si stanno cercando altre immagini. Per questo gli investigatori hanno acquisito i filmati di tutte le telecamere, sia pubbliche sia private, lungo la possibile via di fuga presa dal presunto assassino.
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Intanto è stato accertato che Lo Cascio è stato ucciso da un colpo inferto al collo con un oggetto appuntito: un coltello, un punteruolo o un cacciavite che gli ha reciso la giugulare, provocando la morte per dissanguamento. Secondo le tracce lasciate sul terreno, la vittima sarebbe riuscito a percorre non più di 20 metri a piedi prima di cadere a terra. L'assassino gli avrebbe portato via alcuni oggetti contenuti nello zainetto e il portafoglio, dove però c'erano pochi soldi, forse 20 euro. Sparito anche il telefonino cellulare, che risulta essere stato staccato subito dopo. Questo rafforza l'ipotesi della rapina finita male, che resta al momento la pista privilegiata dagli inquirenti che stamani hanno effettuato un nuovo sopralluogo nel piazzale davanti al tribunale. Domani sarà eseguita l'auposia disposta dal magistrato.

Lo Cascio, ieri sera, stava recandosi al lavoro all'Art Hotel di viale della Repubblica, dove lavorava un paio di notti a settimana facendo il portiere per conto di una cooperativa. Ieri sera sarebbe dovuto entrare in servizio alle 22.30 ma non l'hanno visto arrivare. Una collega,
Claudia Salviati, ha quindi avvertito il sostituto. "Leonardo lavorava con noi da meno di un anno - racconta -. Era una persona che non avrebbe mai fatto del male ad una mosca. E' terribile quello che gli è accaduto". Parole che trovano conferma in quelle del vicedirettore
Enrico Frosini: "Era una persona fidata e inappuntabile - dice -. Mai avuto problemi con lui. Era anche molto preciso, per questo quando ieri sera non l'abbiamo visto arrivare ci siamo preoccupati. Il suo cellulare era staccato e allora abbiamo chiamato il responsabile della cooperativa per cui lavorava, la Pragma di Prato".
Il corpo è stato trovato proprio in prossimità di una fermata dell'autobus, forse Lo Cascio era sceso da un mezzo pubblico quando è stato aggredito. Di solito, secondo quanto appreso, si recava al lavoro usando l'autobus mentre talvolta veniva accompagnato dal fratello. Le persone che conoscono Leonardo Lo Cascio lo descrivono come un grande lavoratore, un ragazzo taciturno che mai si sarebbe messo in qualche guaio. Difficile anche pensare che possa aver reagito in maniera violenta di fronte a qualcuno che lo minacciava.
Secondo quanto accertato Lo Cascio, che era residente in via del Ferro con madre e fratello, lavorava ancora al residence di Paperino dove era in servizio da qualche anno. Proprio per questi motivi, secondo quanto appreso in ambienti giudiziari, Lo Cascio sarebbe stato presto chiamato a testimoniare al processo che ruota intorno ad un presunto giro di sfruttamento della prostituzione legato al residence. Il suo ruolo nella vicenda sarebbe comunque solo questo di teste, senza nessun coinvolgimento diretto. E proprio il titolare del Residence
Luigi Ferrò si dimostra scettico sull'ipotesi rapina: "Leonardo aveva sempre pochi soldi con sé - dice -. Era però molto rigoroso sul lavoro. Non vorrei che avesse pestato i piedi a qualcuno o visto cose che non doveva vedere. Era una bravo ragazzo, abbiamo perso un figlio".
Nel corso della mattinata è stata prelevata una delle campane per la raccolta del vetro che si trova vicino al luogo dell'omicidio. Sarà svuotata in via Paronese: i carabinieri sospettano che all'interno l'assassino possa aver gettato qualcosa, forse l'arma del delitto o i vestiti insanguinati.
