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“Non parlo italiano”, ma la Cassazione rigetta la scusa di un imprenditore cinese in Italia da 20 anni


L'uomo era stato condannato a un anno di reclusione nel 2017 per omissione di cautele antinfortunistiche. Quando la sentenza è divenuta definitiva, l'imputato ha prima fatto ricorso al giudice delle esecuzioni del tribunale di Prato e poi, persa la causa, alla Cassazione: "Se dopo tutti questi anni non conosce l'italiano - il sunto della decisione - è per la precisa volontà di non integrarsi"


Redazione


La scusa “non parlo italiano” non è valida se chi la accampa fa l'imprenditore in Italia da vent'anni e passa. Lo ha stabilito la Cassazione che ha respinto il ricorso di un cinese che, in seguito ad una condanna divenuta definitiva per il reato di omissione di cautele antinfortunistiche sui luoghi di lavoro, ha chiesto la non esecutività per mancanza della traduzione nella sua lingua e per l'incapacità a leggere quella italiana. Un'istanza già rigettata dal giudice dell'esecuzione del tribunale di Prato che ha giustificato la sua decisione scrivendo che “valutate le qualità soggettive dell'imputato, che svolgeva a Prato attività d'impresa inserita in contesto produttivo nazionale, già nel 2000 era presente sul territorio italiano e la conoscenza della lingua italiana non solo è adeguatamente presumibile ma è, ove difettiva, circostanza ascrivibile alla mera volontà dell'uomo di contrastare qualsivoglia forma di integrazione sociale”.
Dunque, dal 2000 ad oggi, per dirla in un altro modo, il cinese ha avuto tutto il tempo per imparare l'italiano e del resto lo avrebbe dovuto imparare nel suo interesse di imprenditore, ma se così non è stato è solo perché non gli è interessato integrarsi. La Cassazione ha sposato in pieno la motivazione e ha stabilito l'inammissibilità del ricorso condannando l'imprenditore a pagare anche le spese processuali che ammontano a duemila euro. La legge non ammette ignoranza a prescindere, e se si sente presa in giro ancora di più.
Sulla decisione della Cassazione interviene il responsabile regionale del Dipartimento sicurezza e immigrazione di Forza Italia, Aldo Milone: "La sentenza può essere considerata storica – il commento – spero rappresenti un caposaldo per i procedimenti futuri. Mi auguro che questa scusa non venga più addotta in un processo perché inaccettabile per un Paese che si sforza in ogni modo di integrare gli stranieri, basti pensare agli interpreti negli uffici pubblici, una vera e propria anomalia rispetto ad altre nazioni dove o si conosce la lingua o non si accede a nulla. Speriamo che dopo questa sentenza, prenda avvio un più serio e consapevole percorso di integrazione".

nadia tarantino
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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