23.03.2022 h 11:16 commenti

Mostro Firenze, i familiari delle vittime: "Indagate ancora sull'ex legionario pratese"

La controversa figura di Giampiero Vigilanti al centro della richiesta presentata alla Procura di Firenze dai legali della coppia francese uccisa agli Scopeti e della ragazza trucidata a Scandicci
Mostro Firenze, i familiari delle vittime: "Indagate ancora sull'ex legionario pratese"
C’è ancora la figura del legionario di Prato, Giampiero Vigilanti, al centro della nuova richiesta di apertura delle indagini sui delitti del Mostro di Firenze. Rappresentati dagli avvocati Vieri Adriani, Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, i familiari della coppia francese, uccisa nel 1985 a Scopeti e la sorella di Carmela De Nuccio del delitto di Scandicci del giugno 1981, chiedono alla Procura di Firenze di riaprire le indagini del procedimento già archiviato nei confronti di Vigilanti, oggi 92enne. Alla base di tale richiesta vengono indicate questioni in materia balistica, genetica e testimoniale che devono essere ulteriormente approfondite ma anche altri elementi sinora non considerati e inerenti il procedimento sul legionario pratese archiviato dal Gip nel novembre 2020. “Le stesse sentenze di condanna rese nei confronti dei presunti complici di Pacciani, hanno sinora sempre suscitato molte perplessità riguardo le incongruenze che affliggono le dichiarazioni di Giancarlo Lotti, che accusò se stesso, Mario Vanni e Pietro Pacciani di avere consumato alcuni degli efferati duplici omicidi. - spiegano in una nota i tre legali - Perplessità condivise anche dal Gip Angela Fantechi, nell’ordinanza di archiviazione del novembre 2020. Sono inoltre rimasti irrisolti i tre duplici omicidi dal 1974 al 1981”.
Tra i punti più controversi su cui si chiede di indagare ci sono la presunta eredità di 80mila euro ricevuta da Vigilanti, la stessa identica cifra versata da Pacciani sui propri libretti al portatore; la pensione a carico dello Stato percepita da Vigilanti pur non essendo invalido o altro. I tre legali chiedono di approfondire certi aspetti di collegamento tra organizzazioni eversive paramilitari, ma anche   di tipo criminale negli anni Sessanta-Settanta attive sul territorio pratese è in particolare in Calvana. 
Vigilanti aveva una Lancia Flavia coupé grigia, poi ritinta di rosso e nero. Una tipologia di auto, molto particolare, con le stesse caratteristiche, avvistata le sera del duplice omicidio a Vicchio nel 1984 e del delitto del 1981 a Le Bartoline nel comune di Calenzano. Nonostante tali segnalazioni, fu tralasciata nell’informativa al pm dell’epoca. Lo stesso Vigilanti, tra l’altro originario di Vicchio, ammetterà di essere stato da quelle parti e di essersi fermato a curiosare in entrambi I luoghi. Sulle impronte di pneumatico lasciate nel delitto di Calenzano del 1981 si chiede la comparazione con il disegno delle ruote previsti all’epoca per quel modello e con le foto dell’auto posseduta da Vigilanti. E a Calenzano non c’è solo l’impronta del pneumatico a meritare un approfondimento. C’è anche quella lasciata da uno scarpone combaciante con le suole in uso alla Legione straniera da confrontare con foto in cui appare indossare anfibi e con l’impronta trovata agli Scopeti nei pressi del punto dove era stato nascosto il cadavere del francese.
Sulle armi e le munizioni in uso a Vigilanti, tra cui la Beretta calibro 22 e i famosi proiettili Winchester serie H, i punti su cui è richiesta chiarezza sono numerosi. Ad esempio chi sia il “bombolaio” che nel 2013 Vigilanti accusò di furto delle pistole mentre si trovava fuori casa a passeggiare con il cane e in quali ambienti criminali le stesse siano finite (visto che agli atti risultano riferimenti anche con soggetti della comunità cinese).
Gli elementi più oscuri e meno battuti fino a oggi riguardano i campi paramilitari in Calvana, che da dichiarazioni di un testimone risulterebbero da organizzati e gestiti da Vigilanti. Ci si chiede se tali attività possano avere relazione con gli attentati alle linee ferroviarie a Vaiano e in altre località toscane tra il 1974 e il 1983. Su questo fronte è fondamentale, per i legali che chiedono la riapertura delle indagini, approfondire la testimonianza di suor Elisabetta e confrontarla con un testimone (persona informata sui fatti dal 1981) che durante la detenzione a Sollicciano le avrebbe confidato tali elementi e indicato in Vigilanti uno dei responsabili dei delitti del mostro. Un nome, quello del legionario, che prima appare e poi scompare nelle informative inviate agli inquirenti nel 1985 da un agente del Sisde. Uno dei tanti misteri o errori investigativi della vicenda. C’è poi un elemento che potrebbe collegare Vigilanti anche al delitto del 1968 a Castelletti. All’epoca il legionario era vicino di casa di Francesco Vinci a Vaiano. Una strana coincidenza che val bene un approfondimento sentendo la vedova di Vinci.
Oltre alla riapertura delle indagini su Vigilanti, i tre legali richiedono anche l’accesso agli atti del procedimento a carico di Pietro Pacciani, già presentata lo scorso anno, “inizialmente concessa - spiegano gli avvocati - e poi negata”.
Eleonora Barbieri
 
Edizioni locali collegate:  Prato

Data della notizia:  23.03.2022 h 11:16

 
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