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Medico contagiato da un suo assistito che si è abbassato la mascherina: “La mia battaglia contro il Covid”


L'esperienza di Pier Franco Mantovani, ricoverato per polmonite bilaterale interstiziale da Covid-19: "Al Santo Stefano ho trovato medici, infermieri e Oss sempre pronti a regalare un sorriso nonostante carichi di lavoro pesantissimi. A tutti dico di stare attenti, di essere cauti: questo virus lascia il segno nel fisico e nella testa"


Redazione


Da medico a paziente, da professionista che somministra cure ad ammalato che le riceve. Pier Franco Mantovani, 60 anni, è uno dei medici di famiglia contagiato dal coronavirus. Ha contratto l'infezione da un assistito che si è presentato all'ambulatorio per il vaccino antinfluenzale: “Io avevo la mascherina mentre lui se l'era abbassata, è successo così – racconta Mantovani – dopo qualche giorno ho accusato febbre e tosse e nel giro di poco mi sono ritrovato all'ospedale con una polmonite bilaterale interstiziale da Covid-19”. Undici giorni all'ospedale Santo Stefano, altri cinque alla palazzina ovest del vecchio Misericordia e Dolce. Oggi, dopo un mese da quando il tampone ha dato esito positivo, il dottor Mantovani è ancora malato di coronavirus. Aspetta con pazienza di risultare negativo e intanto fa i conti con 'la battaglia' che è stato costretto ad affrontare e che lo ha segnato fisicamente ma anche psicologicamente. “Ho toccato con mano prima cosa vuol dire avere a che fare con un sospetto caso Covid e posso solo ringraziare il personale Usca col quale sono entrato in contatto per sottopormi al tampone, e poi ho toccato con mano cosa significa lavorare in ospedale nel pieno di un'emergenza sanitaria – racconta – ho visto il sacrificio, la dedizione, la passione di tutti, dalle Oss ai medici passando per gli infermieri. Non è un'esagerazione dire che ci sono stati momenti in cui ho percepito amore. Nonostante il carico di lavoro sia enorme, nonostante sia necessario correre da un letto a un altro, da un paziente a un altro, sui volti di chi lavora c'è sempre un sorriso, un'espressione di vicinanza: non è banale, anzi è forza e coraggio”. Pier Franco Mantovani ha inviato una lettera al direttore sanitario dell'ospedale di Prato per descrivere i giorni della sua degenza e soprattutto per ringraziare.
Esperienza dura costellata da qualche momento di grande difficoltà: “La prima volta che hanno provato a mettermi la maschera Niv ho avuto un blocco psicologico – ricorda Mantovani – ho rifiutato il dispositivo, credo di averlo addirittura scaraventato da qualche parte. Come risposta, qualche ora più tardi, ho ricevuto l'atteggiamento di grande disponibilità e cordialità di una dottoressa che mi ha aiutato, che con fare amorevole mi ha tranquillizzato, che mi ha semplicemente detto che avremmo provato a mettere la maschera che per me era necessaria. Non posso dimenticare queste parole dette da una persona che aveva tanto di quel lavoro da fare ma che ugualmente si è dedicata a me. Mi dispiace tantissimo non ricordare il nome di questa dottoressa ma so che è stato in quel momento che mi sono tolto i panni di medico e ho indossato quelli del paziente, predisponendo il mio fisico al rilassamento in modo che accettasse le terapie e rispondesse”.

E' quasi rotta dalla commozione la voce del dottor Mantovani quando parla delle Oss: “L'igiene personale è sempre qualcosa a cui vorremmo provvedere personalmente – dice – ma ci sono volte che non è proprio possibile. Sono stato assistito non solo con professionalità, ma anche con delicatezza e solo chi ci è passato in certe situazioni può capire”.
Nella lettera inviata al direttore sanitario il dottor Mantovani ha scritto che 'i turni massacranti non hanno tolto il sorriso, la gentilezza e l'amore verso i pazienti”. “Chi si ammala di Covid e finisce in ospedale è un malato particolare – spiega il medico – e' un malato che non può ricevere visite ed è un vuoto a cui il personale dell'ospedale Santo Stefano sopperisce magnificamente. Ci tengo a dire che io non sono stato in alcun modo privilegiato o avvantaggiato dalla mia professione, ho ricevuto lo stesso trattamento degli altri ricoverati: gentilezza e sorrisi sono per tutti indistintamente”.
Ammalarsi di coronavirus significa, nei casi che richiedono cure ospedaliere, ingaggiare una battaglia: “Se non ci sono sintomi se ne esce fuori bene – le parole di Mantovani – ma se intervengono problemi è tutta un'alta storia: datemi retta se dico di essere prudenti, di non sottovalutare questo virus, se raccomando mascherina e distanziamento. Ci sono passato, non ne sono ancora uscito, so di cosa parlo”.
Toccante la raccomandazione che Mantovani fa alla direzione sanitaria del Santo Stefano ed estende alla direzione aziendale e alla politica: “Supportate chi lavora in ospedale in questo momento, fate sentire la vicinanza, fate sentire che ci siete e soprattutto fare in modo che i dispositivi di protezione personale non manchino mai”.

nadia tarantino
Edizioni locali: Prato
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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