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I gestori delle Rsa si scusano con le famiglie per l'aumento delle rette, ma non sono intenzionate a fare retromarcia e addossano la colpa alla Regione. Di fatto, così, dal 1 di aprile per le 800 persone ricoverate nella provincia di Prato, scattano gli aumenti: circa 150 euro al mese, ovvero 5 euro al giorno con un passaggio della quota sociale da 57,50 a 62,50 euro . La retta totale comprensiva di quella sanitaria, quindi, si aggira intorno ai 115 euro al giorno. Politica adottata da quasi tutte le Rsa pratesi che sta favorendo una migrazione verso altre Regioni, soprattutto l'Emilia Romagna , dove i costi sono decisamente inferiori, ma con più disagi per le famiglie e i ricoverati.
Il problema, denunciato da Notizie di Prato qualche settimana fa, è stato poi rilanciato da Cgil, Cisl e Uil che hanno promosso una raccolta firme per scongiurare gli aumenti.
Il problema, denunciato da Notizie di Prato qualche settimana fa, è stato poi rilanciato da Cgil, Cisl e Uil che hanno promosso una raccolta firme per scongiurare gli aumenti.
"Abbiamo chiesto alla Regione di incrementare le quote sanitarie, ma c'è stato concesso solo 0,62 euro al giorno. Cifra che non ci consente di andare avanti". Questa la risposta di Astir, Cooperativa Sarah e gruppo Migliorini, nella provincia di Prato gestiscono 80% delle Rsa.
"La Regione – spiega Paolo Migliorini – ha un fondo per le quote sanitarie destinate alle Rsa di 200 milioni di euro, ma ne utilizza solo il 66% il resto dei soldi sono destinati ad altro. Quindi all'appello mancano tra i 20 e i 30milioni. I posti letto in Toscana sono 12.800, le quote sanitarie 10.400 ma secondo i nostri calcoli quelle erogate sono 9.000 e in particolare la provincia di Prato ha una quota più bassa rispetto alle altre province del 10%. Manca quindi la copertura da parte della Regione".
Sono 70 le persone in lista di attesa per entrare nelle Rsa con convenzione, mentre quelle ricoverate sono 800. Per loro restano ancora le restrizioni Covid per le visite e anche le attività legate alla socializzazione sono molto limitate. "Abbiamo chiesto alla Regione una boccata d'ossigeno – spiega Vladimiro D' Agostino della cooperativa Sarah – ma non abbiamo avuto l'aiuto chiesto. In 11 anni c'è stato accordato un aumento della parte sanitaria di 1,62 euro, eppure abbiamo una forte vocazione sanitaria visto che il 25% degli ingressi nelle Rsa arrivano da dimissioni difficili dall'ospedale. Persone a cui va garantito il servizio infermieristico 24 ore su 24".
Nelle Rsa pratesi, nessuna è a gestione comunale, gli stipendi dei dipendenti sono inferiori a quelli pubblici, motivo per cui c'è sempre mancanza di Oss e infermieri. "Il sindacato – sottolinea Migliorini – dovrebbe quindi intervenire su questi aspetti piuttosto che sulle rette. A questo proposito ricordo che la nostra redditività non è alta e tanto meno non raggiunge il 7%, basti pensare che ogni posto letto a noi costa 110 euro". E sempre a Cgil Cisl e Uil sull'accusa di fare cartello i gestori rispondono: "E' una scelta comune per fare fronte a un problema reale, non un cartello".
alessandra agrati