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Maltrattamenti in rsa, quando il “burnout” non è solo lavorativo ma anche esistenziale


L'analisi della psichiatra Teresa Zucchi su quello che è successo a Narnali e sulle implicazioni sulla nostra esistenza quotidiana


Redazione


In relazione alla vicenda dei maltrattamenti nella rsa di Narnali la psichiatra Teresa Zucchi, ospite ieri sera dell'iniziativa organizzata sul tema al Tondo del Mercatale, affronta il tema del “burnout” e della responsabilità degli operatori coinvolti nell'indagine.

Burnout lavorativo o burnout esistenziale? Bruciato: è il termine con cui si indica l'infausto esito di un sovraccarico duraturo di stress. Applicato in ambito lavorativo si verifica quando le richieste sono sproporzionate rispetto alle energie degli operatori, l'organizzazione strutturale inadeguata ed il supporto sociale deficitario. Il burnout è una sorta di difesa che la mente mette in atto in caso di difficoltà ed in assenza di altre possibilità di soluzione; in altre parole se la persona è sottoposta ad un carico troppo pesante e troppo pressante in assenza di un idoneo supporto relazionale scatta come ultima trincea la difesa della "dissociazione": progressivo distacco dal contesto, da se stessi e dall'utenza. L'esaurimento con il deterioramento cognitivo, fisico ed emotivo lascia spazio a deficit di concentrazione e di attenzione, sensazioni di estraneità, irrealtà, inaridimento, completo disinteresse verso il proprio lavoro, se stessi e gli altri con marcata compromissione delle capacitá empatiche. Se lo stress perdura gli alti livelli di adrenalina e cortisolo riducono il controllo corticale e rimane indisturbata l'avvenuta attivazione di risposte arcaiche sottocorticali veicolanti aggressività auto ed eterodiretta. Perchè ciò accada sono quindi rilevanti due fattori: un marcato logorio prolungato nel tempo e l'assenza di sostegno. Occorre d'altro canto  precisare che l'uomo non è una marionetta, un automa rigidamente determinato da circostanze esterne. Permane l'elemento cardine della sua dignità: il libero arbitrio. Il legislatore italiano ha infatti posto la capacità di intendere e di volere (articolo 85 codice penale) come discriminante tra imputabilità e non imputabilità ribadendo esplicitamente che gli stati emotivi e passionali non la riducono nè la escludono (articolo 90 codice penale).
Quale fosse la condizione interiore degli operatori implicati e quale la responsabilità di coloro che pare non abbiano fornito adeguato supporto saranno materia di discussione in apposite sedi. Lasciamo ai giudici l'ardua sentenza. Comunque sia, il dramma della vicenda  ci provoca, ci interroga, ci sbatte in faccia un pericolo non così estraneo o remoto: "il burnout esistenziale". E riguarda ognuno di noi quando "bruciati dalla vita”, dai suoi ritmi incessanti, dalle sue richieste performative sempre più esigenti ci ritroviamo apatici, disinteressati, privi di quella spinta vitale, di quella passione e di quel desiderio che caratterizza l'esistenza umana. "Cosa serve all'uomo guadagnare il mondo intero" se poi perde la gioia di vivere?
Dal dramma accaduto possiamo trarre interessanti spunti di riflessione per rivisitare le nostre priorità, il nostro utilizzo del fattore tempo, il nostro investimento su quelle relazioni significative che, sebbene possano sembrare prive di utile e profitto, sono le sole in grado di assicurarci un' autentica e duratura serenità.

Teresa Zucchi
Edizioni locali: Prato
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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