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Lavoro nero e sfruttamento, le categorie economiche accusano: “In un anno non è stato fatto niente”


Nel mirino di sindacati e associazioni di categoria le istituzioni e la Prefettura che ha disertato l'incontro. Industriali e artigiani: "Non possono chiederci di essere noi a denunciare le situazioni anomale"


Redazione


A 12 mesi di distanza dalla firma del protocollo sul lavoro dignitoso e sulla legalità nel tessile abbigliamento, niente di quanto richiesto da sindacati, industriali e artigiani, è stato fatto dagli enti e dalle istituzioni preposte ai controlli e anzi le condizioni di sfruttamento dei lavoratori sono peggiorate. Il drastico bilancio è stato tracciato oggi pomeriggio, 16 aprile, nel corso di un convegno ospitato alla Camera di Commercio, da chi nel marzo 2017 ha sottoscritto quel protocollo, ossia le categorie economiche e sociali del distretto tessile. Quel mondo produttivo che messo in ginocchio dalla concorrenza sleale di chi sfrutta il lavoro altrui, cinesi ma non solo, un anno fa ha indicato a Prefettura, Inps, Inail e Dtl una strada ben precisa: controlli in orari notturni o festivi a stamperie e tintorie che rappresentano un segmento strategico della filiera (sono solo qualche decina), per accertare la presenza di manodopera a nero e smascherare i finti part-time. Niente di tutto ciò è stato fatto. E ora sindacati, artigiani e industriali parlano di mancanza di "volontà politica".
"Lo sfruttamento lavorativo si è consolidato e l'illegalità resta diffusa. – afferma Massimiliano Brezzo della Filctem Cgil in rappresentanza anche di Femca Cisl e Uiltec Uil. – Paradossalmente stanno arrivando prima i controlli della Regione e del Comune su reati ambientali e smaltimento dei rifiuti, ma di dipendenti non si parla. Possibile che le aziende siano mandate avanti solo dal titolare? Eppure le leggi ci sono, basta applicarle. E serve una volontà politica che spinga a farlo. Ufficialmente non è stato fatto niente o non risulta sia stato fatto". 
Seppur invitato, il prefetto Rosalba Scialla non ha partecipato al convegno e anche i rappresentanti di Inps, Inail e Itl hanno preferito non presentarsi, mentre erano presente il sindaco Matteo Biffoni a cui sono affidate le conclusioni finali e il sostituto procuratore Lorenzo Gestri, titolare dell'inchiesta suil roghi della Teresa Moda e alla Tignamica.
La normativa che potrebbe essere applicata è l'articolo 603 bis del codice penale che prevede il carcere per chi sfrutta i lavoratori. In più, come deterrente per il lavoro a basso costo, l'Inps potrebbe far valere la responsabilità solidale tra committente e terzista. Aspetto questo ribadito anche da Confartigianato:  “Due sono i punti nodali – afferma Moreno Vignolini – intanto va sottolineata l’importanza che nel contratto nazionale di lavoro del settore moda dell’artigianato sia ribadito il concetto di responsabilità solidale. Si tratta di un innalzamento del livello qualitativo del contratto che oltre agli aspetti tecnici entra adesso anche nell’ambito della legalità. L’altro tema lo riassumo in uno slogan: non nascondiamoci dietro un Durc, perché lo stesso Durc diventa un palliativo se non viene accompagnato da controlli e sanzioni adeguate, oltre alla responsabilità che committente e terzista devono avere affrontando il lavoro”.
Sindacati e imprenditori chiedono quindi, alla Prefettura e alla politica di attivare i controlli a stamperie e tintorie nelle modalità indicate, ma non hanno alcuna intenzione di presentare esposti specifici dove viene indicato nome e collocazione dell'azienda dove i lavoratori sarebbero sfruttati. Luca Giusti, presidente della CCIAA, è categorico: "Non è nostro compito. Non tocca a noi".
Più diplomatico Andrea Tempestini, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord: "Le associazioni di categoria e i sindacati sono soggetti privati che non hanno alcuna possibilità di intervenire in prima persona: noi possiamo evidenziare i problemi e fornire la nostra collaborazione aiutando a leggerli nelle loro connotazioni più legate all’organizzazione e alle tecniche in uso nel sistema produttivo pratese: niente di più di questo. Ora dobbiamo lasciar lavorare le istituzioni che, dandosi a loro volta reciproca collaborazione, sono chiamate a farsi carico del problema. Abbiamo visto segnali importanti, che ci incoraggiano a confermare la nostra disponibilità alla denuncia e alla collaborazione"
Massimiliano Brezzo della Filctem Cgil fa presente che "nell'ultimo anno una ventina di lavoratori ha denunciato condizioni di sfruttamento agli organi preposti. Sono quindi situazioni note, ma non ci risulta che siano stati presi provvedimenti concreti".

Il sindaco Matteo Biffoni ha ricordato il grande lavoro fatto sul fronte della sicurezza del lavoro: "C'è un dato che non deve essere sottovalutato.  Capisco il grido di dolore e tutti siamo consapevoli per la propria parte che esiste un pezzo di illegalità sul nostro territorio. Dopo i tragici fatti del dicembre 2013 la reazione c'è stata, in particolare sul mettere in salvo le vite umane. Dobbiamo ripartire da qui, mettendo in campo ciascuno il suo pezzettino. Dire che non si è fatto niente è sbagliato. Nel 2017 i controlli alle tintorie e alle stamperie sono stati 22 e hanno portato a 7 sequestri; nel 2018 sono stati 8. Ciò che oggi è stato detto è assolutamente giusto ma senza dimenticare il grande lavoro che viene fatto quotidianamente. Proprio domani viene portato in giunta il rinnovo del protocollo lavoro sicuro. Il tema non si risolverà mai solo qui perché l'attenzione deve essere più alta e allora bene la manifestazione del 1° maggio qui a Prato, siamo la città che reagisce sul tema della sicurezza sul lavoro."

Lavoro sicuro, certo, ma anche senza sfruttamento.

E.B.
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
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