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La vita che vince contro la logica e tutti i calcoli: grazie ai ragazzi che osano e rischiano


Ha combattuto per anni la battaglia contro l'anoressia; adesso è venuta a cercarmi proprio qui per mostrare a me e ai degenti le sue vittorie: salute e un bimbo con due grandi occhi azzurri spalancati sul mondo. Porta la vita dopo aver sfiorato la morte


Redazione


Ci sono ragazzi che osano, che rischiano. Nonostante la crisi, nonostante il disorientamento, nonostante l’assenza di coordinate, nonostante tutto. Non si piegano alla disillusione, non sono sopraffatti dal cinismo. Disposti a mettersi in gioco puntano sulla vita. Si possono incontrare ovunque: a scuola, nei pub, per strada, perfino all’interno di una clinica psichiatrica.
Sono ragazzi come altri, come tutti. Solo lo sguardo è diverso: profondo, intenso. Ti arriva dritto al cuore, capace di lanciare in un istante quel filo invisibile che attira e tira verso l’essenziale, verso l’incontro. E nell’incontro i loro occhi brillano, illuminano e si illuminano di speranza… ed ogni buio scompare.
Oggi vorrei raccontarvi una storia realmente accaduta: parla di sofferenza, di lotta, di fiducia. Tanti i protagonisti come i possibili atteggiamenti di fronte alla vita e alle sue, a volte, drammatiche difficoltá: chi ormai arreso, troppo stanco e deluso, rimane rintanato dentro difese, certezze e pregiudizi. Chi, nonostante le ferite, conserva curiosità e stupore di fronte alla vita; con goffaggine e passo incerto prova timidamente a farsi coinvolgere ancora, ed è considerato pazzo per questo. Chi resta accanto alla persona amata e, mostrando il vero amore, oltrepassa il tornaconto personale per approdare al bene comune. Chi andando contro la logica, i calcoli e la razionalità punta deciso su scelte che aprono alla vita, alla crescita, alla possibilità. E poi c'e la vita stessa, che fa paura, che fa soffrire, sanguinare, ma solo avvicinandosi, guardandola dritta negli occhi e "prendendola in braccio" risveglia dal torpore, scuote dall'anestesia esistenziale e giunti al termine ci permette di poter esclamare "nonostante tutto..ne valeva la pena.

Dott.ssa Zucchi in portineria. Dall'altoparlante il suono sbatte contro gli atri della clinica; fanno eco lamenti e sofferenze di pazienti rintanati nelle loro camere che, disillusi e feriti dalla vita, cercano attimi di sollievo dal rimuginio senza sosta.
Altri pazienti seduti sulle panchine al sole si godono l'aria mitigata nel parco: unico lusso che conservano e che nessuno può togliere. Fumo e profumi si mescolano impastandosi nella polvere sollevata da scarpe vecchie e consumate, arrivate in questo capolinea senza tempo da più parti di Italia e attraverso binari diversi. Adesso sostano in attesa, in una pausa illimitata, come se qui il mondo trattenesse il respiro aspettando…
Dott.ssa Zucchi in portineria. Un ragazzo e una ragazza impacciati avanzano facendosi scudo con un passeggino. Dallo sfondo si stacca un'esile figura con un folto caschetto di capelli neri e occhi verdi scintillanti. Si avvicina sorridendo; la sua stretta di mano sicura si scioglie in un caloroso e prolungato abbraccio; è abituata ad esprimere quello che sente senza calcoli o reticenze. Ha combattuto per anni la battaglia contro l'anoressia; adesso è venuta a cercarmi proprio qui per mostrare a me e ai degenti le sue vittorie: salute e un bimbo con due grandi occhi azzurri spalancati sul mondo. Porta la vita dopo aver sfiorato la morte.
Volevamo abortire sussurra sottovoce il ragazzo, come volesse confessarsi e liberarsi il cuore. Eravamo in clinica, già deciso, lei era già sul lettino, ma con uno scatto improvviso si è buttata giù dicendo: lo tengo! Costi quel che costi! Forse solo chi è stato accanto alla morte mantiene vivo l'istinto di aggrapparsi alla vita. Immaturi, senza sicurezze né prospettive, hanno abbracciato l'incertezza, hanno rischiato, hanno osato. Soddisfatti e felici sono venuti qui per urlare che non è tutto perduto, che c'e ancora speranza. Come per incanto, con passi incerti e goffi i degenti si radunano intorno al passeggino. I loro occhi velati si illuminano, fili di saliva scendono dalle loro bocche, effetto farmacologico collaterale che non toglie la bellezza dei loro sorrisi storti ed autentici. Incroci di sguardi fra chi ha appena messo piede sul mondo e chi ha ormai fatto fin troppe cadute. Il bimbo osserva con interesse e serietà, mentre i genitori assistono tranquilli alla scena, si sentono a casa e sanno che in questi attimi di incontro sono racchiusi elementi essenziali.
Grazie a loro, oggi, questo posto diventa un palcoscenico dove siamo tutti spettatori di pari livello che applaudiamo, con riconoscenza, il loro coraggio. Dopo il saluto, tornando in reparto, dalla finestra getto un'occhiata nel parco. C'e movimento, fermento, energia. Lo scambio avvenuto, potente antidepressivo, ha risvegliato la voglia di non mollare, di ognuno ha ridestato la dignità che adesso supera ogni goffaggine trasformandola in eleganza.

Teresa Zucchi
Edizioni locali: Prato
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
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