La signora Giovanna è la ventesima vittima del Covid, ma fino a stamani nessuno l'ha conteggiata. La denuncia dei parenti
La donna aveva 89 anni e aveva contratto il virus frequentando il diurno della Rsa di Comeana. Dimessa dall'ospedale il 20 marzo, è rimasta a casa della figlia: "Ci hanno lasciati soli ad occuparci di lei e ci siamo dovuti preoccupare noi di avvertire l'Asl del decesso"
La signora Giovanna Casu aveva 89 anni ed è morta sabato mattina, 4 aprile, nell'abitazione della figlia a La Macine dove era tornata dopo pochi giorni di ricovero al Santo Stefano. E' la ventesima vittima del Covid 19 in provincia di Prato ma nei report ufficiali dell'Asl e della Regione di sabato e di domenica non risulta alcun morto. Eppure il medico di famiglia e il medico legale hanno fatto quanto di competenza e i servizi funebri della Misericordia si sono occupati della salma.
Qualcosa nella catena della comunicazione non ha evidentemente funzionato. Se non fosse stato per lo scrupolo e il senso civico della sua famiglia, la sua morte sarebbe passata sotto silenzio. A quanto pare infatti, le autorità sanitarie hanno appreso del decesso solo stamani 6 aprile, quando la famiglia, dopo oltre due ore di tentativi, è riuscita a parlare con l'Ufficio Igiene dell'Asl. "Ci hanno fatto anche le condoglianze e sembravano davvero sorpresi, segno che c'è qualcosa che non va", racconta il genero dell'anziana, Sauro Cerbai, che ha deciso di chiamare la nostra redazione per raccontare l'odissea di cui è protagonista con la sua famiglia da quasi un mese e che ancora non è finita perchè lui, la moglie e i due figli dovranno stare altri 14 giorni a casa a partire da sabato scorso, ossia dall'ultimo contatto con l'89enne.
"Ho chiesto all'ufficio Igiene se sia sufficiente il solo isolamento dato che lavoro nel campo della distribuzione alimentare e ho contatti con almeno 20 negozi al giorno. Mi è stato risposto di sì e che non c'è bisogno del tampone. Io faccio il mio dovere di cittadino e sono a casa dal 9 marzo per il rispetto dei colleghi e dei cittadini, ma resto perplesso sul mio rientro diretto alla fine dei 14 giorni".
L'89enne può essere inserita nel triste bilancio delle morti della rsa di Comeana perchè l'anziana frequentava il diurno tre volte a settimana ed è qui che purtroppo è stata contagiata. Le sue condizioni sono peggiorate il 17 marzo ed è stata portata al Santo Stefano. Il tampone ha confermato la presenza del Covid19 e gli esami hanno evidenziato la polmonite. Eppure il 20 marzo, dopo appena 4 giorni, la donna è stata rimandata a casa.
Ciò che davvero fa male ai parenti della signora Giovanna e a quanti si sono ritrovati nelle stesse condizioni, è lo stato di abbandono che hanno dovuto vivere da quel giorno in poi fino alla morte della signora. E' una nuova testimonianza di come i primi da assistere sono invece diventati gli ultimi. "Non abbiamo ricevuto la visita o la telefonata di nessun medico o infermiere. Siamo stati lasciati soli. Grazie al medico di famiglia abbiamo ottenuto l'assistenza per le cure palliative ma solo l'ultima settimana. Prima ci ha pensato mia moglie senza protezioni adeguate, solo uno spolverino addosso, guanti e mascherina. A volte, per certe manovre, le ho dato una mano anche io. Siamo reclusi in casa dal 9 marzo e andremo avanti così fino al 18 aprile. E' molto peggio del carcere perchè almeno lì ti danno da mangiare. Noi invece ci siamo dovuti raccomandare a tutti per avere aiuto, anche a parenti che abitano lontano. Ho chiamato la protezione civile, l'urp e l'ufficio del sindaco e mi sono sentito rispondere sempre la stessa cosa: ma non ha dei vicini di casa che la possono aiutare? Ho scritto anche a Enrico Rossi e per risposta ho ricevuto le norme da mantenere in caso di quarantena. Tra l'altro fino al 29 marzo abbiamo ricevuto visite quotidiane della Municipale per controllarci, poi sono spariti. Credo che siano tutti in piena confusione. Non sanno più come muoversi".
E.B.