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"Siamo ostaggio dei detenuti". Si definiscono così gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Prato che stamani 26 luglio hanno partecipato al sit-in organizzato da tutte e sette le sigle sindacali del settore davanti alla casa circondariale pratese per denunciare le condizioni in cui sono costretti a lavorare.
Non solo sovraffollamento e organici non adeguati. Secondo le organizzazioni sindacali La Dogaia soffre anche per le scelte della direzione nell'organizzazione del lavoro e nei rapporti con i detenuti indisciplinati, definiti troppo morbidi. "Tutti i nostri provvedimenti disciplinari finiscono nel cestino" dicono gli agenti.
Non solo sovraffollamento e organici non adeguati. Secondo le organizzazioni sindacali La Dogaia soffre anche per le scelte della direzione nell'organizzazione del lavoro e nei rapporti con i detenuti indisciplinati, definiti troppo morbidi. "Tutti i nostri provvedimenti disciplinari finiscono nel cestino" dicono gli agenti.
Attualmente il carcere di Prato ospita 640 detenuti contro una soglia di tolleranza massima di 590. Ben 365 sono stranieri. In alcuni settori la percentuale supera l'85% e questo aumenta notevolmente le tensioni e gli episodi di aggressioni. Gli agenti, appena 235 a cui si aggiungono 35 per le traduzioni, spesso finiscono all'ospedale. Dall'inizio del 2017 sono già 600 i giorni di malattia del personale per aggressioni subite.
Ieri, le rappresentanze sindacali hanno incontrato il prefetto Scialla per denunciare le carenze sul fronte igienico sanitario e di sicurezza nei luoghi di lavoro. La rappresentante del ministero dell'Interno sul territorio si è impegnata in tal senso e ai sindacati ha dato un nuovo appuntamento a settembre per fare il punto della situazione.
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