Il Misericordia e Dolce non esiste più: terminato l'abbattimento di tutti gli edifici dell'ex ospedale
Nel grande spazio di 32mila metri quadrati sarà realizzato il parco urbano voluto dal Comune per riqualificare questa porta del centro storico. I lavori dovrebbero partire a inizio 2022. Trovate e bonificate ben 3,7 chilometri di condotte in amianto
Il Misericordia e Dolce è raso al suolo. La trasformazione storica di questa parte di città è compiuta. Al posto dell'ex ospedale c'è solo una distesa di calcinacci e inerti dominata dall'imponente Convitto Cicognini, ora visibile anche dal fronte mura che corre lungo via Cavour. Uno scenario suggestivo incorniciato dai monti della Calvana nuovamente visibili, che possiamo cogliere grazie al sopralluogo al cantiere effettuato stamani, 2 febbraio, dal sindaco Matteo Biffoni che una volta finiti i lavori acquisterà l'area dall'Asl per 12 milioni di euro. E' in questo grande spazio di 32mila metri quadrati liberato da ben 170mila metri cubi del vecchio nosocomio, che sarà realizzato il parco urbano voluto dal Comune per riqualificare questa porta del centro storico. Il progetto esecutivo sarà pronto entro la fine della primavera. Poi sarà bandita la gara per un valore di 6 milioni di euro all'interno di un quadro economico di 8,2 milioni di euro. I lavori, che prevedono la realizzazione di un padiglione in vetro di 1.500 mq lato Convitto, dovrebbero partire a inizio 2022. "E' davvero emozionante vedere che comincia a delinearsi il Parco Centrale, che trasformerà totalmente questa parte della città, riportando l'area a quello che era negli anni '60, prima della costruzione dell'ospedale - commenta il sindaco Matteo Biffoni - Sarà il più grande parco d'Europa dentro le mura storiche, un'opera che cambierà il volto di questo ingresso della città, un bellissimo biglietto da visita, servito dal parcheggio di piazzale Ebensee, dedicato ad uno stile di vita più sano e all'aria aperta".
La chiusura del cantiere per l'abbattimento del Misericordia e Dolce, partito a fine agosto 2020,è prevista per il 30 aprile. "Esprimo soddisfazione per l’avanzamento dei lavori che procedono con solerzia ed in perfetta linea con il cronoprogramma - afferma il direttore amministrativo Lorenzo Pescini - Entrando dalle porte del cantiere, gli spazi riportano a ricordi lontani, quando nell’area sorgevano gli orti della città. Adesso la restituiamo con una rinnovata funzione alla cittadinanza e con la possibilità di utilizzo come parco centrale della città.”
Nel frattempo le ruspe della ditta incaricata dall'Asl, la Daf Costruzioni di Milano, stanno demolendo le fondamenta del Misericordia e Dolce e selezionando ogni materiale per avviarlo al recupero. L'obiettivo è arrivare a dare nuova vita al 98% di quanto abbattuto. Questa montagna di ferraglia (foto seguente) ad esempio è costituita da barre di cemento armato che finiranno in un'acciaieria per un nuovo impiego.

La scala di sicurezza è l'unica cosa rimasta in piedi del lotto da demolire, ma una volta deciso come operare senza danneggiare gli edifici accanto, sarà fatta a pezzi. Sui 30mila metri cubi di inerti a terra c'è una proposta della Daf per il reimpiego: una volta trattati e compattati negli appositi impianti, potrebbero tornare al cantiere per coprire la buca che si creerà con l'eliminazione delle fondamenta in modo che i camion partano e tornino pieni. La decisione spetta all'Asl che sta valutando anche l'impiego delle terre di scavo derivanti dalla realizzazione della vasca d'espansione al Santo Stefano che a breve andrà in gara d'appalto.
Un cantiere complesso quello dell'abbattimento dell'ex ospedale reso ancora più delicato dalla presenza di amianto. Sono state trovate e bonificate ben 3,7 chilometri di condotte di questo pericoloso materiale.
IL FUTURO DEI 7MILA MQ DELL'EX OSPEDALE RIMASTI IN PIEDI. Oltre alla palazzina Ovest e alla parte storica, in base all'accordo tra Comune e Asl Toscana Centro, restano nelle disponibilità dell'azienda sanitaria anche gli edifici che si trovano tra piazza dell'ospedale e Santa Caterina, fino a oggi non visibili dall'ingresso di via Cavour perché coperti dal resto dell'ospedale, per un totale di 7mila mq e 9mila superficie utile lorda. Possono essere ristrutturati o demoliti e ricostruiti. Al momento la destinazione è sanitaria ma probabilmente non resterà tale. Intanto perché dalla sigla di quell'accordo a oggi sono cambiate tante cose in termini di dotazione sanitaria strutturale. Ad esempio il distretto di San Paolo che entro marzo sarà oggetto di gara d'appalto per l'esecuzione dei lavori, o la palazzina aggiuntiva del Santo Stefano di cui nel giro di poche settimane, sarà affidata la progettazione esecutiva. Ma vanno messi in conto anche i due edifici sanitari all'ex Creaf e le ali del Santo Stefano nati in funzione Covid, e la volontà di realizzare una Casa della salute nella zona sud della città giudicata sguarnita. Ecco che quindi quella volumetria nell'area del Misericordia e Dolce diventerà altro, probabilmente residenze o commercio, resi ancora più appetibili dalla vicinanza al futuro parco urbano.

LUNETTA BOTTEGA TINTORI. Al sopralluogo si è parlato anche della lunetta della scuola di Leonetto Tintori, sistemata all'ingresso dell'ex Rianimazione e distrutta nell'abbattimento. Episodio su cui la Procura ha aperto un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato per approfondire quanto accaduto. I vertici dell'Asl presenti si sono limitati a dichiarare che sono in corso accertamenti sulla mancata risposta degli uffici amministrativi ai solleciti dei tecnici su cosa fare con questo affresco e sulla sua presenza nell'inventario. L'opera, lo ricordiamo, non è vincolata. Il sindaco Matteo Biffoni ha fatto presente che "nessuno, neanche chi ora è uscito pubblicamente sulla stampa per rammaricarsi della perdita, dalla chiusura del Misericordia e Dolce a oggi, ha segnalato la presenza di quella lunetta. Ho fatto un controllo sulla mia posta elettronica e non ce n'è traccia. Eppure da quanto tempo è che parliamo dell'abbattimento con oltre venti sopralluoghi fatti? Dispiace e ammetto che io per primo ignoravo l'esistenza di quella lunetta, ma credo che la dimenticanza sia collettiva".
(e.b.)