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Il marito è sospeso e senza stipendio da ottobre: “Da oggi smetto di prendere i farmaci salvavita”


Clamorosa protesta della moglie di una delle due guardie giurate accusate di aver picchiato un uomo che creava problemi al pronto soccorso. I due vigilantes sono tuttora indagati e a giorni rischiano il licenziamento


Redazione


“Da oggi comincio lo sciopero dei farmaci salvavita e non riprenderò la terapia fino a quando non sarà risolta la situazione di mio marito. Non mi importa rischiare la vita, sono pronta a battermi fino alla fine”.
Così la moglie di una delle due guardie giurate indagate dalla procura di Prato a ottobre dello scorso anno dopo che un uomo fu trovato a terra in condizioni gravissime e denunciò di essere stato picchiato. I due vigilanti finirono nei guai: non solo l'avviso di garanzia, ma anche la sospensione dal lavoro. Dieci mesi a stipendio zero. E oggi, quando mancano pochi giorni alla scadenza del periodo massimo di sospensione e alla possibilità che il provvedimento venga tradotto in licenziamento, l'inchiesta è ancora aperta.
“E' giusto che la procura faccia il proprio lavoro – dice la donna in lacrime – non chiediamo nulla ai magistrati, chiediamo solo il lavoro per vivere e per consentire a nostro figlio di nove anni di fare una vita come quella degli altri bambini”.
La donna soffre di gravi patologie e i farmaci che assume sono fondamentali. “Non mi importa quello che succede – dice – mi importa solo recuperare quello che è stato fino a prima che sprofondassimo in questo incubo. Non abbiamo soldi per campare, ci siamo ridotti a pagare le bollette con gli aiuti del parroco, abbiamo perso la faccia con i nostri amici perché siamo costretti a chiedere la carità a chiunque. Siamo indietro con l'affitto, non possiamo fare la spesa, non sappiamo dove sbattere la testa. Abbiamo perso la dignità, non abbiamo più niente”.
L'uomo che denuncia il pestaggio al pronto soccorso è rimasto paralizzato. La procura ha disposto una serie di accertamenti per valutare se il racconto del pestaggio e le ferite riportate siano compatibili con la tetraplegia o se invece la condizione sia legata a precedenti patologie. “Una perizia è a favore nostro – dice la donna – ne è stata chiesta un'altra e il giudice non l'ha ammessa. Da nessuna parte è scritto che mio marito è l'aggressore, nessuno lo ha riconosciuto come tale nel corso delle indagini fatte fino a ora. Si faccia chiarezza, si arrivi in fondo a questa vicenda, si consenta alla mia famiglia di recuperare la normalità”.
I tempi della giustizia non si conciliano con le necessità della famiglia. “Come può stare una famiglia che da dieci mesi non ha uno stipendio? Io ho deciso che non prenderò più alcun farmaco, rischio tanto perché la mia è una terapia salvavita e ne sono consapevole, ma a questo punto che importa? Ci è stato tolto tutto e io ho deciso di togliermi le medicine. Quando mio marito potrà riprendere il lavoro, ricomincerò a curarmi se sarò in tempo”.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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