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Il 29 agosto di 502 anni fa il Sacco di Prato: tra gli eroici difensori della città anche un pistoiese


Lo spadaccino Franco Gori perse la vita per difendere dai lanzichenecchi la nostra città: ecco il racconto del suo atto di generosità in una cronaca del tempo


Redazione


Domenica 29 agosto 1512 nell'ora del "brucello", come dicono i pratesi, un'orda famelica aprì una breccia alla Porta al Serraglio, vicino al bastione del Magheri semidistrutto nel 1845 per far contento il cav. Gaetano Magnolfi, e invase la città (in quel punto venne collocata una lapide ora finalmente restaurata).
L'orrore fu indescrivibile, anche perché le belve erano affamate e assetate poiché i contadini fuggendo avevano avvelenato i pozzi e portato via tutto quanto potevano. Le violenze non si contarono mentre Giovanni de' Medici, poi divenuto Papa Leone X, assisteva alla strage da Sant’Anna pensando che Firenze si sarebbe piegata al ritorno della sua famiglia dopo quel tragico esempio. E così avvenne. 
In ricordo degli innocenti barbaramente uccisi e dei quali il numero in centinaia o migliaia non si conosce ancora, ci piace ricordare un atto di generosità, di un gruppo di pistoiesi guidati da un grande spadaccino, Franco Gori, le cui gesta sono narrate in un antico codice manoscritto da un certo Innocenzio Trinci e dedicato a Filippo Strozzi. Ecco una sintesi relativa al Sacco di Prato:
«Le genti della Lega pervengono a Prato, con animo di mettervisi a oste. Risaputolo i fiorentini, avresti subito veduto farsi in ogni lato apparecchiamenti guerreschi, levar nuova gente, raccor quelle milizie che avevano battezzato col nome di soldati; perocchè tolte dai campi e da' borghi vicini e messe, già qualche anno innanzi, al soldo, avevano aria d'esser piuttosto una mano di villani. De' quali gli Spagnoli faceansi beffe, e ardevano di menar le mani con loro, tenendosi certi che gli avrebbono macellati come pecore. Veramente era un dire di tutti, che costoro andavano a farsi ammazzare e non a combattere. In pochi giorni furono raccolti in città un diecimila di questi veterani. Inoltre vennero dal contado di Pistoia secento uomini d'arme forti, valenti, e a guerra lungamente usati, e mille da Pisa di provato valore. Tra questi fu Franco Gori pistoiese, capo di parte Panciatica e uomo che in grandezza di persona e di valore i nostri tempi non video forse l'uguale. Gli Spagnoli in tanto numero lo circondarono, e con tal'impeto gli si serrarono addosso che lo ebbero nelle mani; e mentre era condotto prigioniero, o fosse a ludibrio o fosse a vendetta di parte, fu improvvisamente percosso d'un pugnale alle spalle e cadde morto. Molti Bolognesi fattisi intorno al cadavere, lo straziarono miseramente».

 Alessandro Assirelli
Edizioni locali: Prato
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

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