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Domenica 19 marzo si è conclusa la mostra "La fine del mondo" che ha inaugurato il nuovo Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. Dalla sua riapertura, il 16 ottobre 2016 fino a ieri, 65.143 persone hanno visitato il Centro. E' stata vinta la sfida di realizzare una mostra che fosse un progetto di avanguardia, ma nello stesso tempo capace di dialogare con un pubblico ampio anche attraverso tutti i linguaggi del contemporaneo (dalla musica alla danza, dal cinema al teatro).
Nei 5 mesi di apertura de "La fine del mondo", curata dal direttore Fabio Cavallucci, visitatori provenienti da Prato, dalla Toscana e da tutto il territorio nazionale hanno potuto ripensare alle origini della vita, alla dimensione enorme dell’universo rispetto alla nostra piccola realtà, magari trovando qualche piccolo barlume di futuro. Hanno scoperto la nuova struttura museale realizzata dall'architetto olandese Maurice Nio, interagito con le opere di oltre 60 artisti internazionali e partecipato ai 170 eventi collegati all'esposizione fra conferenze, performance, proiezioni cinematografiche e appuntamenti musicali e a oltre 193 fra laboratori didattici e visite guidate per le scuole.
Dal 17 al 19 marzo si è tenuto anche l'evento "Waiting for the End", i due giorni finali di apertura non-stop del Centro Pecci che hanno richiamato oltre 3.500 visitatori sia all'interno delle sale espositive che nelle oltre 50 iniziative programmate per l'occasione.
Il prossimo appuntamento espositivo al Centro Pecci sarà l’8 aprile dal titolo "Dalla caverna alla luna. Viaggio dentro la collezione del Centro Pecci" a cura di Stefano Pezzato che includerà opere di sessanta artisti selezionate dalla grande collezione del museo. La mostra si sviluppa come un percorso di esperienze dirette a partire da opere-ambiente fra le quali alcune ormai entrate nella storia dell’arte come la Caverna dell’antimateria di Pinot Gallizio e la Luna di Fabio Mauri.
A fine aprile sarà poi la volta della prima personale di Jérôme Bel, il coreografo francese protagonista della “non danza”. Infine arriverà una ricostruzione della Biennale di Venezia del 1972, o meglio della sua sezione Comportamento, curata da Renato Barilli, che portò alla ribalta le tematiche del processo in opposizione alla staticità dell’opera, con artisti quali Mario Merz, Luciano Fabro e Gino De Dominicis.
Edizioni locali: Prato