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I nostri figli per crescere devono imparare ad affrontare pesi e fatiche. Hanno bisogno di genitori non di chiocce


L'alienazione dei no, l'avere tutto, subito e a portata di mano, disabituano alla ricerca lunga e paziente di se stessi, di obiettivi, di un più alto significato di vita


Redazione


Non è cosi che le piccole donne (e i piccoli uomini) crescono: se ogni loro desiderio diventa un nostro inderogabile dovere, da raccogliere ed eseguire al più presto. Se ogni loro richiesta viene  prontamente soddisfatta, se non addirittura anticipata; se ogni fatica è risparmiata, ogni dolore evitato, ogni sacrificio esiliato.
E nel tempo prendono campo piccoli despoti che dettano tempi e pretese all'intero sistema familiare. L' "assenza" dei padri ha ipertrofizzato noi madri che, con iperprotettività imperante, talvolta rendiamo i nostri figli fragili e impauriti, depauperandoli dell'energia necessaria per lanciarsi con entusiasmo nel mondo. Sì, perché abbiamo paura. Paura per il loro futuro, per la loro sofferenza, per un loro eventuale dolore. E così paradossalmente il nostro troppo amore li uccide, inchiodandoli alla croce delle nostre incertezze, ai blocchi di partenza della nostra necessità di controllo. 
Il tentativo di spianare la strada inevitabilmente li conduce ad un'agonizzante paralisi. Perché abitare il mondo senza sentirne il peso e la fatica mette a rischio la possibilità di presa d'atto della realtà e puntuale arriva nell'adolescenza la caduta dentro un'apatica rinuncia o nelle maglie di un'inconcludente opposizione: fragili esiti della non accettazione di ostacoli.
L'alienazione dei no, l'avere tutto, subito e a portata di mano, disabituano alla ricerca lunga e paziente di se stessi, di obiettivi, di un più alto significato di vita. E quel di più che il loro cuore contiene implode su se stesso, perdendo la potenzialità e la forza motrice per spingersi oltre. 
Il desiderio naufraga e insieme crolla  il trampolino di lancio da cui ognuno si protende alla ricerca e alla rincorsa  del proprio destino. 
È necessario allora un nostro di atto di coraggio, deciso e generoso: trattenere il fiato, assieme ad ansie e paure, e fare un passo indietro per permettere ai nostri ragazzi di affrontare, fin da piccoli, le piccole e grandi fatiche che ogni tappa di vita comporta e lasciar loro la possibilità di sbagliare, nonostante possa implicare ferite e sofferenze.  
Attraversando il  dolore  si prende in  mano la vita, accettando la fatica si trova e si realizza se stessi.
Solamente così possono crescere. Solamente così lo possiamo anche noi: con la fatica di lasciarli andare e con il dolore di rinunciare ad avere, in un inestimabile dono al ciclo di vita che avanza. E mettendoci da parte, ormai madri di Vita e di un sacrificio di amore che solo a noi madri è richiesto, potremo, non senza nostalgiche memorie, portare a compimento la nostra esistenza e della loro il loro inizio.  Ecco perché son tutte belle le mamme del mondo. 

Teresa Zucchi
Edizioni locali: Prato
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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