Non ci sono sabati e non ci sono domeniche. La procura non frena sull'inchiesta che una settimana fa ha portato all'arresto di quattro ginecologi del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Prato accusati di peculato e truffa ai danni dello Stato perché, dietro compenso e durante l'orario di lavoro, avrebbero visitato pazienti cinesi. Con loro, agli arresti domiciliari, sono finiti anche tre cinesi che, per qualche decina di euro, avrebbero fatto da intermediari tra i medici e le connazionali saltando la trafila delle prenotazioni al Cup.
Dopo i primi interrogatori, ne sono in programma altri: mercoledì 18 luglio i sostituti Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli hanno convocato la ginecologa Elena Busi (difesa dall'avvocato Nicolosi), finita agli arresti e sospesa dalla Asl insieme ai colleghi Simone Olivieri (avvocati Ceccherini), Ciro Comparetto (avvocati Pasquinuzzi e Traversi) e Massimo Martorelli (avvocato Denaro). Ai quattro la procura contesta visite, complessivamente, ad una sessantina di pazienti fuori dal normale circuito delle prenotazioni al Cup nei 5-6 mesi di indagine. Ogni paziente consegnava tra 100 e 150 euro all'intermediario che – è la tesi dell'accusa – pagava il medico dopo aver trattenuto qualcosa per sé. Le visite, come hanno ricostruito i pedinamenti, le intercettazioni e le riprese video dei carabinieri, venivano fatte all'ospedale Santo Stefano dove i ginecologi si servivano dell'area fast track oppure della stanza 103 al Centro Giovannini.
Oltre agli indagati, l'agenda dei pubblici ministeri comprende anche i nomi di chi sarà sentito in qualità di persona informata sui fatti, persone, cioè, che potrebbero raccontare circostanze utili a cristallizzare o sviluppare l'indagine che la procura ha affidato ai carabinieri. A riferire come testimone sarà chiamato anche il primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale Santo Stefano Giansenio Spinelli.
Si preannuncia una settimana decisiva quella appena cominciata anche per gli sviluppi che l'inchiesta potrebbe riservare e che, anzi, sarebbero attesi. L'interrogatorio di un medico messo agli arresti domiciliari, che ha fatto tappa in procura nei giorni scorsi, sarebbe stato ritenuto particolarmente importante dagli investigatori. In più, sarebbero state “dichiarazioni ammissive” quelle rilasciate da due cinesi arrestati. Per loro si va verso l'alleggerimento della misura cautelare: la procura avrebbe infatti espresso parere positivo alla revoca dell'arresto e all'applicazione dell'obbligo di firma.
L'inchiesta sul giro di “visite clandestine” conta altri indagati: quattro cinesi per i quali il giudice per le indagini preliminari ha disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, e altri due che sono a piede libero. Risultano inoltre coinvolti, ma i loro nomi non sono nell'ordinanza di applicazione di misura cautelare, anche due ginecologi, una ostetrica, un chirurgo e un altro medico, tutti dell'ospedale di Prato.