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Figlio da 14enne, la procura chiede la condanna per la donna e per il marito: 7 anni per lei e 2 per lui


Conclusa la requisitoria dei pubblici ministeri Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli. La parola passa alla parte civile e alla difesa. Nei prossimi giorni la sentenza. La donna, nell'estate nel 2017, ha avuto un figlio dal ragazzino a cui dava ripetizioni di inglese per prepararlo all'esame di terza media, mentre il marito è accusato di aver assunto la paternità pur sapendo di non essere il padre naturale


Redazione


“Condannare lei a 7 anni e lui a 2 anni di reclusione”. Sono queste le richieste che la procura ha avanzato al tribunale di Prato per la donna di 32 anni che nell'estate del 2018 ha partorito il figlio dello studente, all'epoca quattordicenne, a cui dava ripetizioni di inglese, e per il marito, 33 anni, accusato di aver assunto la paternità del bambino sapendo però di non essere il padre naturale. Presenti in aula entrambi gli imputati, difesi dagli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri. Una requisitoria, quella dei pubblici ministeri Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli, andata avanti per quattro ore. Tante ne sono servite per offrire al presidente del collegio giudicante Daniela Migliorati e ai giudici a latere la ricostruzione della vicenda emersa a marzo 2019 quando lo studente, incapace di sopportare un peso così gravoso, ha svelato alla madre il suo rapporto con la donna che gli dava ripetizioni per prepararlo all'esame di terza media.
Nessuna attenuante da riconoscere alla donna la cui pena è stata aumentata da 6 a 7 anni per la continuazione, e attenuanti generiche per il marito: chiara la posizione dell'accusa, chiara la differenza tra i due imputati. Una differenza che va oltre il capo di imputazione, e che sostanzialmente sta nella consapevolezza di ciascuno rispetto alla circostanza che li ha portati davanti al giudice.
Alla donna, accusata di atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore, sono stati rimproverati due fatti in particolare: non aver contribuito all'accertamento della verità durante le indagini preliminari ma anzi aver introdotto elementi fuorvianti per quanto legittimi da parte di una persona imputata, non aver compiuto sforzi per risarcire lo studente e la sua famiglia.
Diverso il giudizio sull'imputato accusato di alterazione dello stato civile, un reato che sarebbe esclusiva conseguenza del comportamento della moglie da lui stesso accettato.
A mettere in moto l'inchiesta fu la madre del ragazzino. Fu lei ad accorgersi che qualcosa non andava, che il figlio era nervoso e cupo. Fu lei, incredula, a presentarsi in questura assieme all'avvocato Roberta Roviello, oggi al processo in qualità di parte civile (precisa e puntuale la sua arringa ai fini del riconoscimento del danno). La speranza della madre era che quel bambino non fosse davvero figlio di suo figlio ma solo una grande bugia raccontata dall'imputata. Nessuna bugia: nel giro di poche ore la conferma dal dna, la conferma cioè che le ripetizioni di inglese si erano trasformate in un rapporto tra un'adulta e un ragazzino. Un legame sfilacciato quasi subito, e ulteriormente dalla gravidanza e dal tentativo di lei di tenere lo studente legato a sé e da quello di lui di sottrarsi a quella responsabilità troppo più grande dei suoi 14 anni. La frequentazione è continuata anche dopo la nascita del bambino: a dirlo ci sono i messaggi, numerosi, acquisiti agli atti. Messaggi passati in rassegna dall'accusa anche per dare certezze alle date, all'arco temporale tra la primavera e l'autunno del 2017, cioè tra prima e dopo il quattordicesimo compleanno. La procura ha sempre sostenuto che i rapporti sessuali sarebbero cominciati prima, la difesa ha sempre respinto. Uno snodo, ovviamente, fondamentale, così come la perizia psichiatrica a cui la donna è stata sottoposta per decisione del tribunale: secondo il professor Renato Ariatti, lo stesso che valutò il profilo di Anna Maria Franzoni, la mamma di Cogne condannata per l'omicidio del figlioletto, l'imputata è capace di intendere e di volere.
Dopo le arringhe della difesa, il giudice ha rinviato al primo giugno l'ultima puntata, quella delle eventuali repliche e della sentenza.
nt

 

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