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Favori ai cinesi, condannati i due poliziotti accusati di corruzione


Si è chiuso il primo grado del processo sullo scandalo del rinnovo dei permessi di soggiorno a cittadini non in regola con i requisiti. I due imputati, moglie e marito, condannati rispettivamente a cinque anni e a tre anni e due mesi


Redazione


Cinque anni di reclusione a Cristina Massaro, 3 anni e 2 mesi al marito, Roberto Brunetti, arrestati per corruzione a gennaio del 2016 quando entrambi erano in forza alla questura di Prato in qualità, rispettivamente, di vicedirigente dell’Ufficio immigrazione e ispettore capo della Digos. Dopo poco più di un’ora di camera di consiglio, il tribunale di Prato oggi, lunedì 28 novembre, ha calato il sipario sullo scandalo del rinnovo dei permessi di soggiorno a cittadini cinesi non in regola con i requisiti. Un sipario che si chiude lasciandosi alle spalle una sfilza di fatti già prescritti e un lungo elenco di  assoluzioni relative agli episodi contestati; per il resto, però, una condanna pesante. “Stupiti per la sentenza – il commento dei difensori, Mauro Cini e Manuele Ciappi – tanto stupiti quanto tranquilli per il ricorso in Appello”. 
Presenti, alla lettura del dispositivo, i coniugi, che attualmente lavorano alla questura di Firenze (lei) e alla questura di Livorno (lui). Nessun commento all’uscita dall’aula con la scena che è stata tutta per gli avvocati: “C’è qualcosa di incomprensibile ma ricordiamoci da dove partivamo e da quanti erano i capi di imputazione”. Tre pagine fitte di contestazioni che la sentenza di oggi ha sottoposto ad una forte cura dimagrante. Il pubblico ministero, Laura Canovai, aveva chiesto 8 anni di reclusione per Massaro, 6 per Brunetti e 2 con pena sospesa per il terzo imputato, Paolo Frassetti, medico di famiglia dell’ispettore, accusato di concorso in falso in atto pubblico e truffa continuata per aver rilasciato un certificato di malattia dietro l’altro al suo assistito consentendogli, così facendo, di mancare dal servizio per lunghissimi periodi. Il medico, difeso dall’avvocato Michele Nigro, è stato assolto “perché il fatto non sussiste”, stessa formula pronunciata per Roberto Brunetti. La valanga di certificati – più avanti saranno le motivazioni della sentenza a dire meglio – erano regolari e non frutto di superficialità e, peggio, di abusi. La condizione di salute del poliziotto era, all’epoca dei fatti, compatibile con lo stato di sofferenza manifestato al medico e, dunque, aderente alle assenze certificate. Sotto la lente di ingrandimento erano finiti i movimenti di Brunetti ma nel corso del processo gli avvocati hanno fatto leva sulla patologia che non obbligherebbe a rispettare i termini della malattia così come generalmente previsti dalla norma. Una tesi che, evidentemente, ha trovato accoglimento. 
Un processo lungo anni, tanto che difficilmente l’Appello arriverà al traguardo prima della prescrizione. Lungo e delicato. In ballo le accuse mosse nei confronti di Massaro, e a caduta nei confronti del marito, da una consulente del lavoro italiana (un anno e 2 mesi con il patteggiamento) e da una mediatrice culturale cinese ( 2 anni in abbreviato) che svelarono un sistema di favori ai cittadini alle prese con il rinnovo del permesso di soggiorno, in cambio di soldi e regali. Le due donne confessarono di essere state anello di congiunzione tra gli stranieri e la vicedirigente dell’Ufficio immigrazione.
Le indagini, affidate dalla procura proprio ai colleghi dei coniugi, portarono a galla diverse ipotesi di reato che scaturirono nell’arresto. Ipotesi contro cui le difese si sono battute fino all’ultimo evidenziando le incongruenze di certe testimonianze e le lacune di certe investigazioni. In Appello la battaglia continuerà. A proposito di Appello, è già in discussione quello alla Corte dei Conti che lo scorso gennaio ha condannato marito e moglie a restituire complessivamente quasi 140mila euro al ministero dell’Interno per la parte di stipendio ricevuto nel periodo in cui sono collocate le imputazioni – 2014 e 2015 – e riconosciuto estraneo alla regolare attività di lavoro. 
Nessun commento dalla procura: al termine della lettura del dispositivo, il pubblico ministero Canovai ha raccolto le carte e ha imboccato la via del suo ufficio. 
Grande attesa per la motivazione con gli avvocati Cini e Ciappi che hanno palesato ottimismo: “Di reati ne erano contestati tanti ma poco è rimasto in piedi – le loro parole – assolti da diversi capi di imputazione, Massaro anche dal falso ideologico prodotto dalla corruzione che è passata da atto contrario ai doveri d’ufficio a impropria, dunque alleggerita nella sostanza”. (nadia tarantino)

Edizioni locali: Prato
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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