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Falsi permessi di soggiorno, il giudice: “E’ stata associazione a delinquere”. Arrivano le prime condanne


A sentenza il primo processo per l'inchiesta "colletti bianchi" che ha smantellato un'organizzazione italo-cinese che costruiva a tavolino i documenti per i clandestini. Coinvolti anche professionisti


Redazione


Era un'associazione a delinquere che costruiva a tavolino tutti i requisiti necessari al cinese di turno per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno. Decine quelli rilasciati a stranieri che non ne avevano diritto e che, grazie alla fabbricazione di documenti falsi, sono rimasti immuni dal titolo di “clandestino.”
Lo ha stabilito la sentenza di oggi, venerdì 24 novembre, del giudice delle udienze preliminari Angela Fantechi che ha pronunciato le prime condanne dell'inchiesta “Colletti bianchi” che esattamente un anno fa portò in carcere tre persone, 12 ai domiciliari e 19 all'obbligo di dimora ma si devono aggiungere anche 49 denunce. Condannati con il rito abbreviato Zhong Rongchang, socio accomandatario dello studio del commercialista Alberto Robbi, e la sua compagna Zhao Shanshan, entrambi difesi dall'avvocato Tiziano Veltri, rispettivamente a 5 anni e a 4 anni e 2 mesi di reclusione per associazione a delinquere finalizzata a vari profili di falso.
Recepite le richieste del pubblico ministero Lorenzo Gestri: il giudice ha solo alleggerito di un anno la pena per Rongchang. Ha retto la tesi della procura: riconosciuta per la prima volta l'associazione a delinquere nell'ambito del complesso ingranaggio che porta al rilascio o al rinnovo del permesso di soggiorno. Non solo: la sentenza di oggi scrive una pagina tutta nuova contro il sistema prettamente pratese perché agli imputati erano contestati il deposito di documentazione contraffatta finalizzato al rinnovo del titolo di soggiorno e l'induzione in errore dell'Ufficio immigrazione a cui i documenti sono stati presentati. “Sono soddisfatto per l'affermazione del principio – le parole del procuratore Giuseppe Nicolosi – l'inchiesta 'Colletti bianchi' ha messo a fuoco una parte del sistema Prato che si realizza attraverso la collusione di certi studi professionali e il meccanismo per il rilascio del permesso di soggiorno, collusione che si traduce in reati gravissimi”. Di più: “La sentenza di oggi toglie l'alibi del distacco tra chi commette illeciti e chi si offre di farli commettere”.
Secondo l'inchiesta lo studio Robbi, commercialista veronese a processo con rito immediato, offriva pacchetti “tutto compreso” ai cinesi in cerca del rinnovo del permesso di soggiorno pur privi di requisiti. Una fabbrica di buste paga se si trattava di lavoratori dipendenti, bilanci se si trattava di imprenditori, residenze e domicili falsi che consentiva dietro il pagamento di tariffe prestabilite di presentarsi all'ufficio immigrazione con tutto il necessario per ottenere il titolo di soggiorno. “Un'attività – ha spiegato l'accusa nel processo – possibile per lo straniero solo con l'aiuto dello studio professionale”. I due cinesi non hanno mai negato il sistema sostenendo però, sin dall'inizio, che il commercialista veronese era ignaro di tutto e, respingendo in questo modo, l'accusa di associazione per delinquere che può essere contestata solo se le persone coinvolte sono almeno tre. Una difesa che non ha convinto il giudice.
Nell'udienza preliminare di oggi anche una serie di patteggiamenti con condanne per tre dipendenti cinesi e un cliente dello studio Robbi e per dipendenti italiani e cinesi dello studio Rosini, l'altro professionista finito nell'inchiesta “Colletti bianchi”. 

nt
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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