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Falsi permessi di soggiorno: blitz con 15 arresti. Coinvolti professionisti ed imprenditori


E' scattata all'alba l'operazione Colletti bianchi che vede impegnati 400 finanzieri: sono in tutto 83 gli indagati nell'inchiesta condotta dalla procura di Prato. Due gli studi professionali al centro dell'inchiesta


Redazione


Pacchetti “all inclusive”, dal posto di lavoro all'alloggio tutto il necessario per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno. Decine quelli rilasciati ad altrettanti cinesi grazie ad un'organizzazione che, sostiene l'ultima inchiesta della procura denominata “Colletti bianchi”, si sarebbe prestata a dare copertura formale a cittadini che altrimenti sarebbero rimasti clandestini. Un'inchiesta di grandi proporzioni condotta dalla guardia di finanza coordinata dai sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Antonio Sangermano che, da stamani all'alba, ha visto impegnati 400 finanzieri con due elicotteri per eseguire le misure cautelari e le perquisizioni disposte dal gip su richiesta della procura. 

Tre persone in carcere, 12 agli arresti domiciliari, 19 obblighi di dimora, 49 denunce, 111 perquisizioni, 50mila euro in contanti sequestrati. L'inchiesta, partita da Prato, si è estesa a Veneto, Lombardia, Campania e Marche grazie al passaparola dei cinesi. In carcere il consulente del lavoro Filippo Rosini, 44 anni (studi a Prato e a Pistoia), il commercialista Alberto Robbi, 47, e il suo socio cinese Zhong Rongchang, 31 (il primo con studi anche a Verona e a Mantova e, insieme al socio, anche a Prato). Pesanti le ipotesi di reato: associazione per delinquere (contestata dalla procura ma non recepita dal giudice per le indagini preliminari per Rosini), induzione in errore dell'ufficio immigrazione, falsità ideologica nel rilascio di rinnovi di permessi di soggiorno e immigrazione clandestina. Nei guai sono finiti diversi dipendenti, collaboratori e clienti di entrambi gli studi che gestiscono complessivamente più di un quarto delle 11mila ditte cinesi attive a Prato. 
Un sistema basato su un doppio binario secondo quanto ricostruito dagli investigatori: il cinese a caccia del rinnovo del permesso di soggiorno diventava o titolare o dipendente di un'azienda tra quelle gestite dai due studi professionali senza che questa ne fosse necessariamente a conoscenza. Da qui cominciava allo studio Robbi, sostiene la procura, la confezione del pacchetto – costo tra 1.500 e 1.800 euro – comprendente tutti i documenti che la legge chiede per rilasciare o rinnovare il titolo di soggiorno. L'inchiesta, cominciata un anno fa prendendo spunto dai particolari emersi durante il processo per il rogo di via Toscana e sviluppata anche grazie alla collaborazione degli ispettori della Asl, è lo spaccato di un fenomeno non nuovo: “Uno spaccato allarmante – ha commentato il procuratore Giuseppe Nicolosi – che investe varie componenti della società civile. Purtroppo questo spaccato è solo un pezzo di un fenomeno complesso, di una commistione grave, di quella zona grigia, ambigua e paludosa con cui ci troviamo spesso ad avere a che fare”. Un sistema perfetto che avrebbe trovato nell'enorme quantità di pratiche trattate ogni anno dall'ufficio immigrazione della questura di Prato un alleato di spicco: solo i rinnovi dei permessi di soggiorno a cinesi sono 9.500 divisi tra cinque addetti. Numero altissimo che dava – dicono gli investigatori – la certezza quasi assoluta di non incontrare difficoltà. “L'ufficio immigrazione – è stato sottolineato – effettua un controllo formale della documentazione presentata, un controllo che punta alla completezza di quanto serve a rinnovare il permesso di soggiorno”. “Un sistema aziendalistico – la definizione di Bruno Baldini, comandante del nucleo di polizia tributaria – documentazione modificata ad arte e completamente fasulla da presentare all'ufficio immigrazione”. gli episodi contestati anche la richiesta di un imprenditore cinese di assumere lavoratori beneficiando dello sgravio fiscale previsto dal jobs act. Un'indagine complessa che va oltre la sfera giudiziaria: “Un'indagine di polizia economica e finanziaria – ha detto il comandante regionale della guardia di finanza Michele Carbone – abbiamo ricostruito i movimenti che consentivano di arrivare all'obiettivo finale, il permesso di soggiorno, una catena che comprende un danno erariale ancora da quantificare, così come il mancato sostentamento degli oneri di sicurezza sui luoghi di lavoro che producevano un abbattimento dei costi di produzione con una maggiore capacità competitiva sul mercato”.
All'Inps sarebbero stati sottratti cinque milioni e mezzo di contributi. Decine di permessi di soggiorno rilasciati, come sostiene l'inchiesta, attestando assunzioni quasi sempre inesistenti: “Questo porta a movimentare e “dopare” il mercato del lavoro dando l'impressione – ha detto il procuratore Nicolosi – di un'economia fiorente ma solo apparente, in realtà un'economia di carta”.  
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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