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Fallimento Creaf, avviso di garanzia anche per Matteo Biffoni


Il sindaco è stato indagato in quanto presidente della Provincia per cooperazione colposa in bancarotta semplice. Le opposizioni: "Fallimento del Pd che ha gettato soldi pubblici"


Redazione


Il sindaco Matteo Biffoni è stato indagato dalla procura nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento del Creaf,  il Centro di ricerca e alta formazione che doveva nascere in via Galcianese e che è crollato sotto il peso di un deficit di 22 milioni di euro di soldi pubblici. Biffoni è indagato in quanto presidente della Provincia e quindi come rappresentante del socio di maggioranza, e non per il ruolo di sindaco. L'accusa è cooperazione colposa in bancarotta semplice per aver aggravato il dissesto, astenendosi dal richiedere la dichiarazione del fallimento o con altra grave colpa; è lo stesso reato contestato al precedente presidente della Provincia, Lamberto Gestri. 
E' stato lo stesso Biffoni ad annunciare di aver ricevuto venerdì scorso 20 aprile un avviso di garanzia con invito a comparire. Sarà difeso dall'avvocato Giuseppe Nicolosi.
Per la vicenda, oltre a Biffoni e a Gestri, risultano già indagati  i vertici che nel tempo si si sono susseguiti alla guida del Creaf: nell'ordine Daniele Panerati che all'epoca dell'incarico era anche vicepresidente della Provincia, Luca Rinfreschi dimissionario nel 2014 e Laura Calciolari. 
"Me lo aspettavo. – afferma Biffoni – Come presidente della Provincia mi sono occupato del Creaf per un anno e mezzo. Poi abbiamo deciso di fermarci, non c'erano i presupposti per proseguire. E' normale quindi essere ascoltato dalla Procura nell'ambito dell'inchiesta che sta portando avanti. Certo, non mi fa piacere ma fa parte delle responsabilità che un amministratore pubblico si assume tra l'altro a gratis. Quando sono entrato in Provincia sapevo che c'era un'eredità pesante da gestire. Faceva parte del pacchetto. La responsabilità politica nasce da lontano".
L'avvocato Giuseppe Nicolosi precisa che Biffoni risponderà alle domande dei magistrati "al momento giusto, dopo aver visionato gli atti". 
La Procura chiarisce che la scelta di indagare Biffoni è "garantista" perchè gli permette di rispondere alle domande degli inquirenti con tutte le garanzie previste dalla legge.
In sostanza la Procura contesta ai rappresentanti della Provincia, in qualità di socia di maggioranza del Creaf, di aver ritardato la chiusura della società. Secondo gli inquirenti, infatti, già dal 2011 era chiaro il pessimo stato economico-finanziario del Centro di ricerca e alta formazione, costato 22 milioni di soldi pubblici ma mai entrato in attività. Lo stop è arrivato solo nell'estate 2016 quando Biffoni, eletto nell'autunno del 2014, e i rappresentanti dei Comuni soci hanno negato ulteriori finanziamenti richiesti dalla società che quindi, poi, ha presentato richiesta di concordato preventivo. L'inchiesta della Procura era già partita e diventata di dominio pubblico con il blitz della Finanza in Provincia e nelle sedi dei Comuni soci per acquisire gli atti.
"Abbiamo trovato una situazione complicatissima. – afferma Biffoni – L'obiettivo politico era quello di provare a mettere a frutto un investimento da oltre 20 milioni di euro, altrimenti non si poteva proseguire quell'esperienza. Questa è sempre stata la nostra posizione". Alla domanda se si dimetterà risponde con una battuta: "Magari, ma non mi sembra ci sia la fila per fare il presidente della Provincia".

Ricordiamo che lo scorso gennaio si è conclusa con un annullamento l'inchiesta aperta sul caso dalla Corte dei Conti che si è dichiarata non competente sulla materia. 
LE REAZIONI – Tra le prime reazioni politiche, da registrare quella della consigliera indipendente Marilena Garnier che, proprio con un suo esposto, dette via all'indagine della magistratura sul Creaf. "Sindaco – scrive la Garnier – è in casa propria che deve cercare queste responsabilità. Nel proprio partito che l'ha vista consigliere prima  parlamentare e sindaco adesso. E non basta giustificarsi per l'aver posto fine ai contributi pubblici decretando il fallimento del progetto. Pensava forse che 22 milioni di euro senza uno straccio di programmazione non fossero già un aggravio sufficiente per le casse pubbliche? O forse avrebbe dovuto fare l'unica cosa sensata, come ho fatto io, denunciando tutto in Procura senza attendere un anno e mezzo?".
"L'avviso a comparire recapitato al sindaco Biffoni – dice invece la segretaria della Lega Patrizia Ovattoni –  è solo l'ultimo anello di una catena lunghissima che si chiama Creaf. Sarebbe stato strano lasciare fuori dal cerchio degli accusati e dei colpevoli chi sta guidando la Provincia ormai da quattro anni: anche se le colpe dello sfacelo stanno più a monte è chiaro che anche negli ultimi tempi non sia stato fatto niente di positivo per chiudere questa pagina nera (anzi, rossa) della politica pratese".
Di tutt'altro tenore, invece, le dichiarazioni di Aldo Milone, capogruppo di Prato Libera e sicura, che rimprovera Biffoni per non aver messo nel Creaf altri tre milioni di euro che avrebbe evitato di portare il libri in tribunale: "Credo e ritengo che questo avviso di garanzia Biffoni se lo sia quasi cercato – dice- anche perché ha fatto di tutto perché l'amministratore unico del Creaf portasse i libri in Tribunale per avviare la procedura prefallimentare. Durante un'audizione in commissione, feci una domanda a Biffoni con cui gli chiedevo se la Calciolari lo aveva messo al corrente di voler portare i libri del Creaf in Tribunale anche perché, in qualità di sindaco e presidente della Provincia, deteneva il 90% delle azioni. Biffoni rispose negativamente. Cosa molto strana che il socio quasi unico del Creaf non fosse messo al corrente. Chiesi anche se non sarebbe stato opportuno mettere a disposizione i 3 milioni per ultimare i lavori piuttosto che far fallire il Creaf e provocare un buco di 24/25 milioni di euro. Questo è una dimostrazione di una mancanza di preparazione e anche di una sottovalutazione del problema. A questo punto dovrebbe trarne le dovute conclusioni anche politiche".
Molto critico con l'operato del Pd il che il capogruppo di Forza Italia in Regione Maurizio Marchetti: "Errare è umano, ma perseverare nel disperdere soldi pubblici come la Regione, a quanto afferma l’assessore Ciuffo, pare intenzionata a fare sul Creaf di Prato è da Pd. Ma come? La Regione Toscana vanta su questa operazione crediti che viaggiano sui 10,4 milioni di euro sul cui rientro, dato il fallimento, non v’è certezza e vorrebbe mettercene altri 8?".
Sempre da Forza Italia, Rita Pieri, capogruppo in Comune, ricorda come "Tante volte non solo io, ma tanti esponenti dell’opposizione di allora, ormai più di dodici anni fa abbiamo denunciato i limiti subito evidenti di quel progetto velleitario, che le stesse categorie economiche ritenevano inutile e dispendioso. Abbiamo anche ribadito tante volte, allora, che non era pensabile pagare così tanto per quell’immobile (e questa è stata la scelta imperdonabile). La procura si è mossa, forse in ritardo. Mi piacerebbe sentire da Biffoni parole di verità, sull’errore politico che è stato compiuto non solo da lui, ma dal suo partito, se ha ancora un senso oggi parlare di politica con memoria storica e, appunto, con verità. Quante cose si sarebbero potute fare per la città con quei 22 milioni gettati al vento. Questo è il punto".
Si erge, invece, a difesa di Biffoni il segretario del Pd Gabriele Bosi: “Durante il suo mandato come presidente della Provincia Biffoni ha gestito con la massima trasparenza l'ultimo anno e mezzo di una partita lunga e complicata come quella di Creaf, iniziata nel lontano 2003 – dice -.  Ha lavorato con serietà e concretezza, cercando la possibilità di dare finalmente avvio a un progetto fermo da oltre dieci anni, senza mettere a repentaglio ulteriori risorse pubbliche e cercando di tutelare quelle già spese. Un criterio giusto, con l’obiettivo primario di tutelare i pratesi. Per questo a nome di tutto  il Partito democratico di Prato ribadisco la piena fiducia in Matteo Biffoni e anche nel lavoro che sta conducendo la magistratura”. 

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