Assolto dall’accusa di stalking perché il fatto non costituisce reato e condannato a cinque mesi di reclusione per minacce gravi, contestazione derivata dalla riqualificazione del capo di imputazione che, in origine, consisteva nel reato di tentata estorsione.
È la sentenza emessa dal tribunale di Prato oggi, martedì 17 ottobre, a carico di un pratese di 48 anni finito sul banco degli imputati in seguito alle ripetute denunce della ex moglie. Per il quarantottenne, difeso dall’avvocato Alessandro Oliva, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 2 anni e 6 mesi. La fine del matrimonio si traduce in discussioni e liti che spingono la donna a rivolgersi alle forze dell’ordine per mettere fine alle intemperanze dell’ex marito. La goccia che fa traboccare il vaso risale al 2014 quando lei dice di no ad una nuova richiesta di denaro e l’uomo reagisce con minacce (“ti spacco la testa”) e danneggiando alcuni mobili. Parte un’altra denuncia e la procura contesta la tentata estorsione che oggi il giudice ha riqualificato in minacce gravi. Quanto agli atti persecutori, il giudice non ha riscontrato elementi sufficienti per pronunciare una sentenza di condanna.
Dopo la separazione minaccia la ex moglie che non vuole dargli i soldi: condannato
Davanti al giudice è comparso un 48enne per un episodio che risale al 2014. Non sono stati riconosciuti invece gli estremi per il reato di stalking nonostante le tante denunce della donna alle forze dell'ordine
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