Crollo mura Villa Medicea a Poggio a Caiano: per la procura non ci sono colpevoli ma resta alto il rischio

Fu sì una pioggia intensa ma non certo eccezionale da determinare il crollo che invece fu provocato dal sistema di drenaggio delle acque insufficiente e dalla conformazione morfologica del giardino. Condizioni ancora oggi presenti che di fatto mettono a rischio la già precaria stabilità delle mura della Villa Medicea di Poggio a Caiano che la sera del 6 marzo dello scorso anno crollarono sotto i colpi della pioggia battente schiacciando sette auto parcheggiate e, solo per miracolo, senza fare morti e feriti. E' la conclusione a cui è arrivata la procura di Prato che nei giorni scorsi ha chiuso con una richiesta di archiviazione l'indagine. L'ipotesi di reato di crollo colposo è rimasta contro ignoti e in questi mesi di accertamenti e riscontri affidati ai carabinieri di Poggio a Caiano e del Nucleo tutela del patrimonio artistico, non sono emersi elementi in grado di individuare eventuali responsabili. Lo stesso vale per la consulenza che il sostituto procuratore Laura Canovai, titolare dell'inchiesta, ha affidato agli ingegneri Minatti e Paolini (gli stessi del crollo di lungarno Torrigiani a Firenze) che hanno individuato le cause del crollo e soprattutto hanno certificato la scarsa stabilità delle mura. La consulenza è stata inviata al Polo museale fiorentino a cui la Villa Medicea appartiene dal 2015 e al Comune di Poggio a Caiano. Qualcuno dovrà prima o poi farsi carico del risanamento e del consolidamento dell'intera cinta muraria perché la consulenza ha messo nero su bianco il rischio di nuovi crolli anche con sollecitazioni minime, sia che si tratti di pioggia che di scosse di terremoto. Come dire: se dovesse succedere un'altra volta, qualcuno ne risponderebbe.
A cedere furono una ventina di metri lungo via Lorenzo il Magnifico. Le mura collassarono per due motivi: il peso della terra bagnata del giardino la cui pendenza col tempo ha causato uno spostamento verso la parete, e un sistema di smaltimento delle acque insufficiente.
La parte rimasta in piedi è stata oggetto di approfonditi esami che hanno rilevato la presenza di feritoie e calate funzionali a far defluire l'acqua ma per l'appunto insufficienti e la presenza di toppe in cemento che non è stato possibile datare e dunque addebitare all'opera di qualcuno in particolare. Ai carabinieri il sostituto Canovai ha anche chiesto di ripercorrere gli ultimi dieci anni per verificare eventuali segnalazioni, documenti, atti, interrogazioni e quant'altro sulla necessità di lavori alle mura. Nulla è stato trovato a parte la richiesta del Polo museale avanzata nel 2016 al ministero per ottenere un finanziamento – che non arrivò – per il consolidamento della cinta. Non è stato però possibile accertare se quella richiesta fu dettata da una preoccupazione per le sorti delle mura o se invece fu solo presentata per avviare una manutenzione che non si faceva da decenni.
A febbraio di quest'anno è iniziato un primo lotto di lavori per il ripristino e il restauro della parte crollata.