Il tarlo asiatico può nascondersi all'occhio umano ma non può sfuggire all'infallibile fiuto di un cane addestrato per scovarlo. E così da lunedì scorso e fino a domani, 22 novembre, la ditta svizzera specializzata in questo settore, la Neozoen detection dogs, è in azione a Prato con i suoi 6 segugi ai giardini di via Baracca e in tutti gli spazi verdi pubblici presenti nel raggio di due chilometri per confermare l'eliminazione del focolaio scoperto a luglio che ha costretto il Servizio Fitosanitario Regionale ad abbattere ben 46 alberi di cui 21 sicuramente contagiati.
Le piante sono state sostituite nei giorni scorsi mentre i tecnici della Regione hanno effettuato un minuzioso controllo della zona in fasce concentriche partendo proprio dai giardini di via Baracca e includendo anche numerose scuole, per verificare che il focolaio sia stato eradicato. Ma la prima fase di attacco di questo insetto, innocuo per l'uomo ma pericolosissimoo per alcune specie arboree, è invisibile perchè ancora non è iniziata la rosura del legno. Ecco dunque che entra in scena il fiuto allenato di questi cani.

Per la Toscana è la prima volta ma sono già stati impiegati in Lombardia e in Piemonte. Si tratta di Coffee e Edo, chesapeake bay retriever, Ivy un catahoula leopard dog, Zoe un pastore belga, Toffee un bloodhound e Frieda, un weimaraner.
"Per loro è un gioco. - spiega Carmelo Colletti, ceo di di Neozoen detection dogs - Annusano i tronchi e quando trovano il tarlo ce lo segnalano. Qualcuno lo fa in modo passivo mettendosi a cuccia, altri abbaiando o saltando".

L'intervento sugli spazi pubblici con l'utilizzo dei cani si concluderà domani. Poi inizierà il controllo sulle aree private ma non sarà necessario il fiuto di Cofee e dei suoi cinque amici.
"Siamo quasi al termine del monitoraggio e per adesso non è stata riscontrata nessuna presenza di tarli - afferma Paolo Marseglia, ispettore fitosanitario -. Noi possiamo intervenire a seguito di una evidenza già presente sull'albero attaccato dal tarlo e spesso è già tardi. Questi cani invece riescono a riconoscere una pianta malata dall'odore che emette, con ancora la larva all'interno e quindi non visibile. In Toscana abbiamo avuto altri due focolai, di cui uno sempre a Prato, ma questa è la prima volta che usiamo questo metodo innovativo".