19.08.2017 h 09:44 commenti

Chiude il conto corrente e fa controllare gli importi addebitati negli anni, il giudice: "La banca restituisca 107mila euro"

Un imprenditore tessile ha portato in tribunale la banca dopo aver ricostruito, documenti alla mano, gli ultimi otto anni di rapporto. Il giudice ha riconosciuto come "indebitamente percepiti" dall'istituto di credito 107mila euro
Chiude il conto corrente e fa controllare gli importi addebitati negli anni, il giudice: "La banca restituisca 107mila euro"
Ha messo fine al suo rapporto con la banca ma poco dopo aver salutato l'istituto di credito ha dato mandato ad un professionista esperto in perizie bancarie di spulciare anno dopo anno ed euro per euro qualsiasi tipo di importo addebitato sul suo conto corrente per interessi, commissioni ed oneri di varia natura. Una mossa vincente a giudicare da come è andata a finire perché al correntista, un imprenditore tessile pratese, la banca dovrà restituire 107mila euro e qualche spicciolo. Così ha deciso il giudice del tribunale di Prato Raffaella Brogi al termine della causa civile di primo grado promossa nel 2014 dagli avvocati Simone Frosini e Nicola Ciardi che hanno assistito il correntista contro la Banca Nazionale del Lavoro. Il giudice, accogliendo la tesi dei due legali, ha condannato la banca al pagamento della somma “indebitamente percepita” negli anni, più precisamente dal 2004 al 2012, somma accertata anche attraverso la consulenza tecnica d'ufficio. Il rapporto tra l'imprenditore e l'istituto di credito è in realtà stato molto più lungo ma la causa ha riguardato soltanto l'ultimo periodo, vale a dire quello che gli avvocati sono riusciti a ricostruire documenti alla mano. In particolare, con il supporto del commercialista esperto in materia bancaria, Sergio Beccani, gli avvocati hanno potuto contestare quanto applicato nel corso degli anni sui rapporti di conto corrente dall'istituto bancario sulla base della cosiddetta clausola di rinvio alle “condizioni d'uso” riportata nel contratto originario datato 1984 e, alla fine, chiedere di condannare la banca a pagare la somma - attiva a favore del correntista - riguardante “l'esatto saldo riconteggiato al netto delle accertate illegittimità”. In pratica, il conto corrente è stato sottoposto ad una vera e propria autopsia che ha considerato anche i provvedimenti legislativi intervenuti in seguito all'inizio del rapporto tra la banca e l'imprenditore; provvedimenti che hanno apportato alcune modifiche alla normativa di settore e che – così ha riconosciuto il giudice – la banca non ha rispettato. Ecco che le clausole di rinvio alle “condizioni d'uso” sono state ritenute “nulle tanto più che la banca – recita la sentenza – non ha precisato quali fossero gli usi cui faceva rinvio la disciplina contrattuale”. Ciò ha comportato il ricalcolo del conto corrente depurato di tutti gli addebiti ritenuti illegittimi ed il riconteggio del nuovo saldo. L'istituto di credito dovrà restituire al suo ex correntista poco più di 107mila euro, oltre a spese legali e spese di consulenza tecnica d'ufficio. Non si sa se la banca impugnerà la sentenza, intanto l'imprenditore incasserà quanto stabilito dal giudice.
nadia tarantino


 
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Data della notizia:  19.08.2017 h 09:44

 
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