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Caso BpVi, la Fondazione CariPrato lascia sul terreno 19 milioni di euro ma è orientata a dire sì a Iorio


La presidente Fabia Romagnoli: "Votare contro sarebbe da irresponsabili". Ancora non è stato deciso però se aderire o meno alla ricapitalizzazione


Redazione


"Non votare ora a favore della trasformazione  sarebbe da irresponsabili e significherebbe mandare la banca verso il commissariamento". Lo afferma Fabia Romagnoli, presidente della Fondazione Cariprato, socia della Banca popolare di Vicenza (che anni fa ha inglobato Cariprato), a poco più di due settimane dall'appuntamento del 5 marzo quando i soci dell'istituto di credito vicentino saranno chiamati a votare la trasformazione in spa, l'ingresso in Borsa e la ricapitalizzazione di un miliardo e mezzo.
Sarà il Consiglio d'indirizzo della Fondazione, che si riunirà pochi giorni prima dell'assemblea della banca, a decidere il da farsi ma la scelta appare scontata come si deduce dalle parole del presidente Romagnoli: "Ora la situazione è chiara – afferma Fabia Romagnoli – il direttore generale Iorio ha fatto un'operazione di pulizia. E' doveroso sostenere il prossimo passo".
Altra cosa sarà decidere se aderire o meno alla ricapitalizzazione: "Questo lo valuteremo successivamente in base a tutti gli elementi e alla forbice che ci verranno dati". Nel caso la Fondazione decidesse di non ricapitalizzare, il proprio pacchetto azionario perderebbe campo rispetto al contesto generale ma va detto che già ora il peso è piuttosto esiguo, sfiora lo 0,4% del capitale sociale.
Un pacchetto che nel corso degli ultimi due anni ha visto decimare il suo valore: da 21,5 milioni di euro del bilancio 2013 è passato a circa 17 milioni del bilancio 2014 per effetto del deprezzamento delle azioni che da 62 euro e 50 centesimi sono scese a 48. In sede di bilancio 2015, la Fondazione dovrà rivedere nuovamente tale valore e non di poco. Martedì 16 febbraio infatti, la Banca ha fissato il valore delle azioni per esercitare il diritto di recesso: 6 euro e 30 centesimi, dieci volte meno del valore di acquisto (LEGGI). E' presumibile quindi che il nuovo valore ufficiale delle azioni non si discosterà molto da tale cifra e che comunque sarà sotto le 10 euro ad azione. In sostanza la Fondazione, come è capitato a tutti gli azionisti, dovrà fare i conti con una perdita di circa il 90% del valore originario del proprio pacchetto azionario: da 21,5 milioni di euro a circa 2 milioni di euro.
Una vera e propria emorragia che sarà tamponata dal fondo plusvalenze che già ha ammortizzato la svalutazione da 62,5 euro a 48 euro (il fondo infatti è passato da oltre 50 milioni di euro agli attuali 45 milioni). Romagnoli assicura che non ci saranno contraccolpi sull'attività della Fondazione da questo versante: "E' un danno grosso che recupereremo con il tempo, ma è una perdita che non passerà dal Conto economico e che non avrà impatto sui rendimenti perchè sarà assorbita dal fondo rivalutazioni e plusvalenze. Certo il patrimonio della fondazione scende da 90 milioni a 75, ma ciò che ci preoccupa davvero è la situazione generale perchè i tassi d'interesse sono ai minimi e di conseguenza i rendimenti dei vari strumenti finanziari su cui abbiamo investito sono vicini allo zero. Di conseguenza sarà difficile fare fronte al milione e mezzo di impieghi che il Consiglio d'indirizzo ha deliberato per il 2016 che tra l'altro è ridotto di 300mila euro rispetto al 2015. Useremo il fondo di stabilizzazione se sarà necessario perchè in un momento come questo in cui sono venuti a mancare i contributi della Provincia e della Camera di Commercio, non possiamo togliere alla città anche il nostro supporto".
Alla domanda se in questi anni la Fondazione ha sbagliato strategia o ha fatto scelte miopi rispetto al rapporto con Banca Popolare di Vicenza, Romagnoli risponde così: "Ora con il senno di poi è facile giudicare ma non potevamo agire diversamente. Abbiamo deciso un'uscita graduale dal capitale della banca e avevamo approvato il piano per vendere metà del nostro pacchetto azionario quando le azioni valevano 62,5 euro ma la Bce ha bloccato il fondo riacquisto della banca per cui ci siamo ritrovati a questo punto".
Tra l'altro la Fondazione sta cercando "casa". Dopo l'addio a Palazzo Alberti, sede centrale toscana della Popolare di Vicenza, la Fondazione ha trovato sede in affitto in un ufficio in via Traversa Fiorentina ma cerca un immobile da acquistare. A prezzi modici visto il momento. 
E.B.
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

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