14.07.2020 h 15:04 commenti

Caporalato nell'edilizia, confessa uno degli indagati: svolta nell'inchiesta

La procura ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini agli 11 finiti sotto accusa per il reclutamento e lo sfruttamento degli operai nei cantieri edili e ai due consulenti del lavoro per i quali si ipotizza il reato di falso ideologico. Per la prima volta la responsabilità estesa anche alle società
Caporalato nell'edilizia, confessa uno degli indagati: svolta nell'inchiesta
Passi avanti nell'inchiesta 'Cemento nero' sullo sfruttamento del lavoro nei cantieri edili. Il sostituto procuratore Lorenzo Gestri ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini a tutti gli indagati: dieci arrestati, uno latitante e due denunciati (tra loro italiani, egiziani, marocchini e pakistani). Tra i dieci finiti in carcere alla fine dello scorso maggio, c'è un pentito che non soltanto si è assunto le proprie responsabilità e ha chiesto di patteggiare, ma ha anche fornito alla procura una serie di elementi utili a rafforzare tutte le ipotesi di reato: associazione per delinquere finalizzata all'intermediazione e allo sfruttamento del lavoro, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e impiego di lavoratori irregolari nei cantieri edili gestiti dalle società riconducibili ai tre indagati principali. Non è questa l'unica novità. Ce n'è un'altra: per la prima volta la procura di Prato estende la responsabilità penale anche alle aziende e così facendo punta ad aggredirne il patrimonio realizzato, secondo l'accusa, attraverso il sistema di sfruttamento dei lavoratori. Nel mirino sono finite la Eurocostruzioni 75 di Vincenzo Marchio, 45enne di Crotone, e la Novaedil dei fratelli egiziani Sabri e Said Ahmed Eid, 39 e 41 anni (uno è ancora latitante). A far scattare il provvedimento il fatto che le società sono srl, società, cioè, con un profilo giuridico autonomo a cui, a differenza delle società individuali, si può imputare una responsabilità che, in questo caso, deriva dall'aver tratto profitto dallo sfruttamento lavorativo.
Lunga e complessa l'indagine che ha portato alle undici ordinanze di custodia cautelare in carcere e alla denuncia di due consulenti del lavoro, padre e figlio, accusati di falsità ideologica commessa in qualità di persone addette a un servizio di pubblica necessità. Per due anni gli agenti delle Squadre mobili di Firenze e di Prato hanno seguito i movimenti del sodalizio e il flusso dei lavoratori, hanno intercettato le telefonate, filmato e fotografato l'impiego degli operai messi a lavorare nei cantieri. E' stata la denuncia di un lavoratore egiziano a mettere in moto le indagini che hanno portato a galla un sistema fondato – come hanno descritto gli inquirenti – su turni massacranti, paghe da fame e nessun diritto.
 
Edizioni locali collegate:  Prato

Data della notizia:  14.07.2020 h 15:04

 
  • Share
  •  
 
 
 
comments powered by Disqus

Digitare almeno 3 caratteri.