26.05.2020 h 09:35 commenti

Caporalato nel settore edile, undici arresti. Contestata l'associazione per delinquere

Agenti della Squadra mobile di Firenze, insieme ai colleghi di Prato e di Pistoia, hanno notificato le ordinanze di custodia cautelare in carcere. Numerose le ipotesi di reato a carico del sodalizio composto da italiani e stranieri
Caporalato nel settore edile, undici arresti. Contestata l'associazione per delinquere
“Devono rimanere fino alle 18, alle 19, alle 20, devono lavorare finché c'è bisogno e zitti”. E' una delle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta sul caporalato che oggi, martedì 26 maggio, è sfociata in undici ordinanze di custodia cautelare emesse dal tribunale di Prato a carico di un italiano, cinque egiziani, quattro marocchini e un pakistano (dieci quelle eseguite). Sulla scorta di due anni di indagini coordinate dalla procura di Prato (sostituto Lorenzo Gestri) e condotte dalla Squadra mobile di Firenze (diretta dal dottor Antonino De Santis), con la collaborazione dei colleghi di Prato (diretti dal dottor Alessandro Gallo) e di Pistoia, gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata all'intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, impiego di lavoratori non in regola con le norme in materia di immigrazione. A mettere in moto l'inchiesta, denominata “Cemento nero”, è stata la denuncia di un operaio egiziano alla Cgil di Firenze che, senza perdere tempo, ha portato le carte in questura.
Un sodalizio che, attraverso due imprese edili con sede a Prato, sfruttava operai stranieri e italiani: orari di lavoro massacranti, paghe da fame e nessun diritto. E' il quadro ricostruito dalla procura e dalla polizia e che ha trovato pieno appoggio nel giudice delle indagini preliminari.
Al vertice dell'organizzazione, secondo gli investigatori, un imprenditore calabrese – Vincenzo Marchio, 45 anni (procedimenti pendenti per estorsione e riciclaggio) – e due fratelli egiziani, Mohamed Said Ahmed Eid e Mohamed Sabri Ahmed Eid, 41 e 39 anni. Le loro imprese avrebbero dato lavoro ad una sessantina di operai, quindici dei quali stranieri senza permesso di soggiorno. Operai reclutati da connazionali impiegati a loro volta nelle aziende con importanti commesse a Prato, Firenze e Pistoia per ristrutturazioni di case di pregio e, in almeno un'occasione, con l'assegnazione di un appalto pubblico per il rifacimento di una scuola fuori Toscana.
Nell'inchiesta compaiono altri due indagati, due consulenti del lavoro, padre e figlio, accusati di falsità ideologica in certificati commessa in qualità di persone esercenti un servizio di pubblica necessità: il loro studio, perquisito oggi, avrebbe fornito attestazioni fasulle per dimostrare che gli operai avevano seguito i corsi di formazione obbligatoria.
“Quando stamani la polizia si è presentata nei cantieri – ha detto il procuratore Nicolosi – ha trovato la stessa identica situazione riscontrata negli ultimi due anni: operai a nero, clandestini, sprovvisti di dispositivi di protezione individuale, senza alcun titolo formativo, senza alcuna specializzazione. Gente trattata al pari degli animali e privata della dignità, gente sfruttata in cambio di 5 o 6 euro l'ora, senza ferie, senza permessi, senza malattia e addirittura messa nelle condizioni di non farsi curare quando sono capitati infortuni sul lavoro”.
La forza lavoro si faceva trovare la mattina davanti ad un bar nella zona delle Badie e qui i caporali sceglievano chi far salire sui furgoncini diretti nei vari cantieri. Alcuni lavoratori venivano prelevati a Quarrata dove il sodalizio aveva la disponibilità di una casa offerta a chi non ne aveva una in cambio di una somma trattenuta dalla busta paga, così come erano decurtati dallo stipendio i soldi per il pagamento dei contributi che non sempre, però, venivano versati.
Una trentina i cantieri monitorati dagli agenti a Prato, Vaiano, Montemurlo, Quarrata, Agliana, Firenze e in altre città fuori regione. Nel corso del blitz sono stati sequestrati diversi veicoli e un'auto di lusso per un valore che si aggira attorno a 70mila euro.
“Siamo impegnati su un fronte molto poco permeabile – il commento del procuratore Nicolosi – ci scontriamo con una cappa di omertà che sfiori i metodi mafiosi: basta minacciare di non dare una paga irrisoria per ottenere il silenzio e in presenza di questo muro abbiamo portato avanti l'inchiesta, una delle più importanti in tema di sfruttamento del lavoro. Abbiamo riscontrato tutti gli indici di sfruttamento previsti dal 603bis sia nella condotta dell'intermediazione che in quella degli imprenditori”.
I nomi degli altri arrestati: Chait Amine (Marocco, 26 anni), Gamal Eid Sayed Ahmed (Egitto, 32), Elsafty Emad Ibrahim Nabham Mohamed (Egitto, 43), El Haouassi Hamid (Marocco, 34), El Guerymy Omar (Marocco, 38), Mehmood Tariq (Pakistan, 32), Essaadi Moyulay Driss (Marocco, 47), Ahmed Arafa Abd El Salam Nohamed (Egitto, 36).



 
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Data della notizia:  26.05.2020 h 09:35

 
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