Tre filiali – Casale, Zarini, San Paolo – chiuse da lunedì 28 settembre, un'altra – La Briglia – salvata dal primo blocco di chiusure ma destinata a scomparire entro una ventina di giorni. In tutto dieci dipendenti già trasferiti ad altri sportelli.
Gli effetti della riorganizzazione della Popolare di Vicenza sono arrivati a Prato con qualche giorno di anticipo rispetto alla presentazione del piano industriale da parte dell'amministratore delegato Iorio che ieri, a Vicenza, ha messo uno dietro l'altro i fotogrammi che nel 2020 consegneranno alla banca un'immagine rinnovata: pianta organica alleggerita, meno sportelli, meno attività di filiale, più consulenza. Con il fotogramma più importante che è fissato per il prossimo anno: la trasformazione in Spa e lo sbarco in Borsa e subito dopo il rinnovo integrale della governance.
Il volto nuovo della banca comincia a prendere forma all'indomani dell'inchiesta giudiziaria che ha travolto il presidente Zonin e l'ex direttore generale Sorato; anche per questo i riflettori sul Piano industriale si sono moltiplicati.150 filiali in chiusura e 575 esuberi in tutto il gruppo, cioè banca e società consortili che gestiscono i servizi. Un sovrappiù che rappresenta il 10 per cento della forza lavoro della Popolare di Vicenza e che sarà gestito attraverso le uscite volontarie dal 2016 al 2020. Un arco di tempo che, al momento, non alimenta preoccupazioni perché di dipendenti che potrebbero accettare di entrare nel fondo prepensionamento ce ne sarebbero. Fondo di prepensionamento che garantisce fino al giorno della pensione il 70 per cento circa dell'ultima busta paga.
Dei 575 esuberi fanno parte anche i 65 dipendenti del Centro servizi di via Roma: nessuno resterà senza lavoro, anche per loro c'è la possibilità di scivolo e in ogni caso il contratto contempla una clausola di salvaguardia grazie alla quale potranno esercitare il diritto di rientrare in banca. Se così non sarà, i sindacati chiederanno in sede di trattativa garanzie sul mantenimento dei posti di lavoro attraverso una riconversione delle mansioni. Sindacati che sono uniti e soprattutto pronti per avviare una trattativa che però non potrà partire se prima l'amministratore delegato non consegnerà l'informativa, vale a dire il documento ufficiale che entra nel dettaglio di esuberi e cessioni di rami d'azienda.
Altre ricadute su Prato, ad oggi, non sono previste ma certo, in un orizzonte più ampio, non è possibile escludere con sicurezza la chiusura di altre filiali, molto dipenderà dalla redditività. “E' nostro compito – commenta Lorenzo Leo della Cisl – impedire che i lavoratori paghino le conseguenze di una gestione manageriale miope e strategicamente errata”.
Il piano industriale non ha parlato, come è ovvio, solo di livelli occupazionali e sportelli, ma anche di aumento di capitale – un miliardo e mezzo da ratificare ad aprile prossimo – e di azioni, capitolo che assorbe la preoccupazione di migliaia e migliaia di soci in tutta Italia, seimila dei quali a Prato.
Il valore originario di 62 euro e 50 è sceso a 48 ma ieri l'amministratore delegato ha dato un'altra brutta notizia dicendo chiaramente che il prezzo scenderà ancora. Di quanto? Sarà il mercato a stabilirlo. Intanto, in attesa degli sviluppi delle indagini che hanno aperto uno scenario proprio sulle azioni acquistate attraverso finanziamenti erogati agli azionisti dalla banca stessa per un ammontare superiore alla misura consentita dalle norme del credito bancario, la Cisl dice: “Esigeremo che i colleghi che hanno operato applicando le disposizioni impartite nell'ambito del potere direttivo del top management siano sollevati da ogni responsabilità”.
Banca Popolare di Vicenza: già chiuse tre filiali a Prato. Ecco cosa succederà ai dipendenti a rischio
Da lunedì scorso non sono più operativi gli sportelli di Casale, Zarini e San Paolo. Quello di La Briglia potrebbe seguire lo stesso destino a breve. Tra gli esuberi anche i 65 dipendenti del Centro servizi di via Roma
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nadia tarantino
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