Due anni di reclusione, pena sospesa, alla studentessa cinese di 19 anni che il 20 maggio 2015 attraversò la Declassata provocando l'incidente costato la vita a Roberto Signore, ingegnere di 47 anni di Pistoia (LEGGI). Accusata di omicidio colposo, la ragazza, difesa dall'avvocato Paolo Cappelli, è stata processata oggi, mercoledì 22 giugno, con rito abbreviato. Il giudice delle udienze preliminari Francesco Pallini ha condizionato la sospensione della pena al pagamento di una provvisionale di 60mila euro in favore della moglie, della figlia e della sorella della vittima. Se entro due anni – questo ha stabilito il giudice – la studentessa non provvederà all'anticipo del risarcimento, la condizionale verrà revocata e scatteranno le misure alternative al carcere. Il pubblico ministero Lorenzo Gestri ha chiesto una condanna a un anno e 8 mesi, mentre la parte civile rappresentata dagli avvocati Federico Febbo e Costanza Malerba si è limitata a sottolineare che in questi mesi la famiglia dell'ingegnere non ha mai ricevuto né una lettera di scuse né un accenno, anche simbolico, di risarcimento. E proprio attorno al risarcimento ruota la vicenda giudiziaria. Lo scorso febbraio fu respinta dal giudice la richiesta di patteggiamento proprio per la mancanza di risarcimento (LEGGI). La giovane vive a Prato insieme ad uno zio e la famiglia non avrebbe possibilità di accollarsi l'indennizzo. Aveva compiuto 18 anni da una settimana quando la mattina del 20 maggio la cinese attraversò la Declassata all'altezza dello svincolo di Parco Prato perché la passerella pedonale che conduce fino al polo scolastico era inagibile a causa di un atto vandalico. Una leggerezza terribile. Mentre le auto in transito riuscirono a schivare il pedone, Roberto Signore, che viaggiava in sella alla propria moto e che quella mattina, come tutte le mattine, stava andato al lavoro, per evitare l'impatto perse il controllo della guida e finì prima contro il guardarail e poi nel fosso che costeggia la strada ad alto scorrimento. Morì dopo quindici giorni di agonia nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Careggi. “Colpevole quanto si vuole – ha detto il difensore Paolo Cappelli che si è rimesso alla decisione del giudice – ma si tratta di una ragazzina, una ragazzina scioccata per quello che è successo”. Presenti in aula la moglie e la sorella della vittima, assente la figlia di appena 16 anni.