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Al Santo Stefano 112 parti di donne positive al Covid nella seconda fase della pandemia


L'ospedale è centro nascite dell'Asl Toscana Centro per le gestanti che si sono contagiate. Due le sale parto dedicate e una bolla. La pandemia ha frenato il desiderio di diventare genitori: nei primi due mesi del 2021 le culle sono diminuite di oltre il 15%


Redazione


Sono 112 i parti di donne positive al Covid avvenuti al Santo Stefano in questa seconda fase della pandemia, dall’autunno a oggi. Le partorienti positive in realtà sono state di più, 124, ma per 12 di loro è stato possibile attendere in sicurezza che diventassero negative per dare alla luce il proprio figlio. Sono numeri alti soprattutto se li confrontiamo con quelli della prima fase quando i parti di donne positive sono stati appena due, ma dobbiamo considerare che l’area materno-infantile dell’ospedale di Prato è centro nascite Covid per tutta l’Asl Toscana centro. Tutte le donne in dolce attesa di Firenze, Prato, Pistoia ed Empoli che purtroppo si sono contagiate, dunque, vengono a partorire al Santo Stefano. I controlli invece avvengono sul proprio territorio per non creare troppo disagio. Solo nel caso di parti antecedenti alle 29 settimane il nosocomio si appoggia su Careggi. Le positive al Covid che vengono da fuori città a partorire qui sono circa il 25% del totale. Per il reparto pratese è sicuramente un riconoscimento importante della propria professionalità essere chiamato a essere centro Covid di tutta l’azienda sanitaria, ma questo ovviamente comporta un’organizzazione del lavoro molto più complessa. Ne abbiamo parlato con la direttrice dell’area materno infantile, la dottoressa Anna Franca Cavaliere, a Prato da poco più di un anno.
“Sono percorsi ben strutturati. Abbiamo organizzato gli spazi isolando dal resto l’area Covid che è a pressione negativa. Le sale parto attrezzate per le partorienti positive sono due e qui portiamo anche quelle a bassa carica o le emergenze in cui non c’è il tempo per attendere l’esito del tampone. Le stanze di degenza sono 8 e c’è anche un’area bolla per le donne in attesa di screening Covid. Nel caso di criticità possiamo ampliare i posti fino al doppio magari mettendo in stanza insieme donne in attesa di partorire. Per le donne Covid negative ci sono due sale parto più una di emergenza e due sale operatorie. Al momento non abbiamo registrato affanni o peggio, “overbooking”. Ci tengo a ringraziare tutto il personale sanitario per il grande sforzo che stanno compiendo per aiutare le neo-mamme a vivere questa esperienza unica in serenità nonostante il momento complicato”.  I dati attualmente in mano ai medici ci dicono che il 98% delle partorienti Covid è senza sintomi. Il 2% inoltre non ha presentato situazioni così preoccupanti da dover richiedere la terapia intensiva: “Sono dati in linea con quelli dell’istituto superiore della sanità.- prosegue Cavaliere – Qualche criticità in più la vediamo nel caso di contagi nel secondo trimestre. Comunque in generale la positività al Covid non è condizione per effettuare il parto cesareo”. 
L’area materno infantile del Santo Stefano è abituata a ritmi elevati. E’ il secondo punto nascite della Toscana e spesso presenta numeri in controtendenza con il quadro nazionale a crescita zero grazie soprattutto alle donne straniere che fanno più figli delle italiane. Da un paio di anni non è più così per una sorta di occidentalizzazione degli usi e dei costumi degli immigrati. Anche il Covid sta mettendo del suo a inibire il desiderio di maternità. Nei primi due mesi del 2021 il calo è stato del 16% pari a quasi 60 parti, rispetto allo stesso periodo del 2020 quando nacquero 348 bambini, ma quasi in linea con il primo bimestre 2019, anno che ha segnato una battuta d’arresto di nuove culle. Sottraendo nove mesi, il periodo del concepimento è tra aprile e maggio, ossia in piena emergenza Covid. “E’ un’analisi che dovremmo fare in compagnia di un sociologo e un economista – conclude Cavaliere – perché i fattori che portano una coppia a rimandare o peggio, a rinunciare a un figlio sono molteplici. Sicuramente non siamo in presenza del contesto più sereno. Vedremo alla fine dell’anno se tale tendenza sarà confermata o verrà accentuata”. L’aumento del lavoro legato all’essere centro nascite Covid di tutta l’Asl è quindi compensato da un calo generale delle nascite".

(e.b.)
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