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Adulazioni, minacce e ricatti: in centinaia di messaggi le prove del rapporto tra la donna e il 14enne da cui ha avuto un figlio


Agli atti dell'inchiesta i continui scambi su Whatsapp e Messenger con il ragazzo terrorizzato dalla possibilità che si venisse a sapere la verità. Il primo rapporto sessuale per gli inquirenti c'è stato quando lo studente aveva 13 anni


Redazione


“Non lo portare, non mi creare altri problemi, ti scongiuro faccio tutto quell che vuoi”. Così il ragazzo di 15 anni scriveva lo scorso gennaio alla mamma del suo bambino per pregarla di non portare il piccolo nella palestra frequentata da entrambi.
La donna a cui scriveva è la trentunenne che per molto tempo gli aveva dato ripetizioni di inglese dopo la scuola e che da ieri, mercoledì 27 marzo, è agli arresti domiciliari con l'accusa di atti sessuali e violenza sessuale su minore (LEGGI). Lei lo tempestava di messaggi, lo cercava continuamente, gli chiedeva di vedersi, di incontrarsi ancora. Centinaia di messaggi via whatsapp e via messenger: come rivela l'ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari Francesca Scarlatti che ha accolto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal procuratore Giuseppe Nicolosi e dai sostituti Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli, ci sono volute 175 pagine per contenere solo i messaggi del periodo tra novembre 2018 e febbraio 2019.
Messaggi con cuori, con dichiarazioni d'amore, con ripetuti “ti voglio bene”: le chat di una donna innamorata di un adolescente. “Era da tanto che non ti vedevo – scrive in un messaggio – ti ho lasciato bambino e ti ho ritrovato ragazzo, non mi sei più andato via dalla mente e poi dal cuore”. Il primo rapporto sessuale, secondo la ricostruzione, quando lo studente aveva 13 anni e da lì in avanti un continuo a cui ha messo fine la denuncia presentata in questura una ventina di giorni fa dalla mamma dello studente.
La donna, oss di professione che nel tempo libero impartiva lezioni private di inglese, non ha mai fatto mistero della vera paternità del suo secondo figlio. Nella palestra che sia lei con il primo figlio che lo studente frequentano, correva voce che il piccolino nato la scorsa estate non fosse figlio del marito seppure riconosciuto dall'uomo all'anagrafe (a suo carico un avviso di garanzia per alterazione dello stato civile).
La palestra è stato uno dei luoghi che hanno contribuito a rafforzare i dubbi della madre del giovane insospettita dalle frequentissime chat con quella donna tanto più grande e dal comportamento del ragazzo diventato taciturno, che aveva abbandonato la vecchia compagnia di amici preferendo uscire da solo. Diceva che andava a casa di un amico, in realtà incontrava la sua ormai ex insegnante di ripetizione. La confessione proprio in palestra davanti alla mamma e alla donna che lo allena da sempre. Il racconto della prima volta, la disperazione per quel figlio da lui non voluto, la paura di una vita rovinata.
La squadra mobile guidata da Gianluca Aurilia ha ricostruito la relazione fino all'ultimo periodo tormentato dalla gelosia di lei e dalla ritrosia e dal fastidio di lui. “In non pubblico le foto del bambino su Facebook e non lo porto nei posti che frequenti – scriveva la donna – ma tu vieni da me tutte le volte che ti chiamo”. Messaggi a raffica anche durante l'orario di scuola per mettersi d'accordo su quando incontrarsi.
Il quindicenne cerca di allentare, vorrebbe mollare ma – come dice l'accusa di violenza sessuale per induzione – lei gli prospetta intenti suicidi, gli dice che gli porterà il bambino per mostrarlo a tutti. Dietro l'impegno dello studente di vedersi una volta alla settimana, la donna promette di non fare più recriminazioni: “Ci vediamo una volta alla settimana e non porto il bambino in palestra e aspetto te zitta zitta”, scrive alla fine di gennaio scorso, pochissimi giorni prima dell'inchiesta che la mette nei guai.
Nel suo computer la polizia ha trovato collegamenti a siti pedopornografici e chat con altri adolescenti. Il pericolo di reiterazione del reato e quello di inquinamento delle prove l'hanno portata agli arresti domiciliari.
La procura ha trasmesso gli atti al procuratore per i minori Antonio Sangermano che valuterà quali azioni intraprendere.

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